Bruxelles – Le donne in Unione europea continuano a guadagnare meno degli uomini. Nonostante i principi di equità salariale, non discriminazione, pari opportunità, il divario retributivo in Europa si attesta al 13 per cento.
In concreto, significa che una donna guadagna 0,87 euro a fronte di 1 euro guadagnato da un uomo e che, alla fine dell’anno, è come se avesse ottenuto un mese e mezzo di stipendio in meno. Ironia della sorte, la giornata per la parità retributiva cade oggi, il 15 novembre (proprio 45 giorni prima della fine dell’anno), e apre il periodo in cui, simbolicamente, le donne stanno lavorando gratis.
Sono stati fatti dei (piccoli) passi avanti negli ultimi cinque anni, nei quali “l’occupazione femminile è aumentata di 2,9 punti percentuali e il divario retributivo di genere è diminuito di 1,5 punti percentuali“, hanno dichiarato Věra Jourová, vicepresidente della Commissione europea per i valori e la trasparenza, Nicolas Schmit, Commissario per l’occupazione e i diritti sociali, e Helena Dalli, Commissaria per la parità.
Il lavoro della Commissione europea
La Strategia per l’uguaglianza di genere per il quinquennio 2020-2025 è il raccoglitore delle iniziative che l’Ue sta portando avanti per combattere il divario di genere. Riguardo al lavoro, il nodo della questione è che le donne tendono a lavorare in settori meno retribuiti, come quello dell’assistenza. “Non si tratta semplicemente di una scelta, ma del risultato di pressioni sociali e disuguaglianze“, ribadiscono i Commissari e la Vicepresidente.
A livello di numeri, se il gender gap europeo per il 2022 era 13 per cento, tra i 27 le differenze sono consistenti, con dati che vanno dal 21 per cento dell’Estonia al -0.7 del Lussemburgo. Per cui, è chiaro che spetti anche a ciascuno Stato fare la propria parte.
“Chiediamo agli Stati membri di garantire la piena attuazione della direttiva sulla trasparenza delle retribuzioni“, dice la Commissione. In sostanza, la richiesta è di attuare una direttiva che protegge la parità di retribuzione per uno stesso lavoro in Ue, considerato come uno dei principi comunitari fondanti dell’Ue, sancito dall’articolo 157 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea.
Nell’ambito dell’occupazione, gli stereotipi di genere hanno ancora molto margine, di cui è un esempio calzante il binomio (che sembra incompatibile) maternità-carriera.
La Commissione è intervenuta sul tema, dopo aver abbandonato la proposta sul congedo di maternità. Nell’ottica di modernizzare, è stata evidenziata la necessità di “condividere le responsabilità di assistenza tra donne e uomini”, introducendo nel linguaggio normativo europeo una definizione dei ruoli di genere nettamente più paritaria. Primo passo, l’introduzione del congedo di paternità, definito come un periodo di almeno 10 giorni lavorativi intorno alla nascita del bambino, con un’indennità pari almeno all’indennità di malattia.
Altro passo avanti è stato fatto a fine 2022, con l’introduzione della direttiva che riguarda l’equilibrio di genere nei consigli di amministrazione delle società. L’obiettivo era che le società quotate in borsa raggiungessero almeno il 40 per cento del genere sottorappresentato nei consigli di amministrazione delle società quotate, o il 33 per cento tra tutti gli amministratori. Grande attenzione sulla trasparenza delle nomine, con una valutazione obiettiva basata sulle qualifiche e sul merito, indipendentemente dal genere. A fine del 2024 sarà possibile verificare se i Paesi membri hanno avuto le capacità e l’impegno di concretizzare la direttiva e contribuire alla Strategia europea.
Per altro, il divario salariale di genere impatta anche la pensione e questo lo dimostrano i risultati della Relazione sull’adeguatezza delle pensioni 2024 della Commissione. “La maggior parte degli anziani sono donne (le donne vincono la gara della longevità in Ue, ndr). Ciò rende il divario di genere nella terza età una sfida sociale particolare“, si legge nel report. Per le donne, pensioni inferiori del 25 per cento rispetto a quelle degli uomini, mostrando un aumento del differenziale con l’aumento dell’età. Questo conferma ancora una volta che il cosiddetto gender gap sia una problematica di rilevanza e impatto sociale.
Nella Strategia per l’uguaglianza di genere, la parità salariale ricopre un ruolo importante e contribuisce a raggiungere gli obiettivi europei stabiliti per il quinquennio. Ma la strada non si ferma. “Come ha annunciato la Presidente Ursula von der Leyen, l’anno prossimo la Commissione presenterà una tabella di marcia per i diritti delle donne, che definirà una visione a lungo termine per la piena realizzazione dei diritti delle donne e dei principi fondamentali della parità di genere nell’Ue”, ricordano Jourová, Schmit e Dalli.