Bruxelles – Booking deve dimostrare alla Commissione europea di rispettare gli obblighi del Digital Markets Act (Dma), contribuendo come ‘colosso del digitale’ ad assicurare un mercato europeo equo e aperto. Da oggi (14 novembre), è richiesto alla piattaforma di prenotazione sul web di dimostrare il rispetto della legge europea sui mercati online, in qualità di gatekeeper.
I “guardiani” digitali sono stati identificati dalla Commissione (parliamo di piattaforme come Apple o Meta) per il loro impatto sul mercato europeo. Sono aziende con un fatturato di almeno 7,5 miliardi di euro nell’Ue per i precedenti tre anni, valutazione di mercato superiore ai 75 miliardi e un numero di utenti finali al mese di almeno 45 milioni, uniti a 10 mila utenti aziendali in Ue. A questo si aggiunge il controllo di uno o più servizi di piattaforma in almeno tre Stati membri.
Essere gatekeeper comporta un impegno specifico ad evitare pratiche di concorrenza sleale, cuore del Dma, per cui a Booking era stato chiesto di modificare determinate caratteristiche del proprio servizio.
Una di queste era la possibilità per i rivenditori di servizi che usano la piattaforma, come gli hotel, di poter offrire prezzi e condizioni diversi (anche migliori) sul proprio sito web o sui propri canali. Addio alle cosiddette clausole di parità, vietate dal Dma, che imponevano agli utenti commerciali ad applicare gli stessi prezzi e le stesse condizioni su tutte le piattaforme e i siti web.
Chiaro divieto per Booking di trovare altri espedienti per far rispettare le clausole di parità. Non sarà possibile per la piattaforma aumentare i tassi di commissione o a cancellare dall’elenco le offerte degli utenti commerciali con altri prezzi. Una garanzia di questo tipo favorisce una più equa competizione, favorendo l’innovazione e prezzi più bassi.
Altro obbligo che la Commissione ha imposto a Booking è garantire l’accesso “in tempo reale e continuo” ai dati dei clienti, permettendo alle aziende di avere altre informazioni di profilazione commerciale. Si aggiunge anche la possibilità di trasferire i dati generati sulla ‘piattaforma madre’ ad altre alternative, dando spazio a offerte diverse e più competitive.
Booking, nel suo report sul rispetto del Dma, ha illustrato le proprie azioni per conformarsi alle norme europee, insieme ad altre relazioni che riguardano la profilazione dei consumatori. Emerge un ampio confronto con gli stakeholders coinvolti, come le associazioni che rappresentano i partner o i consumatori. Il risultato, dal report, sembra essere buono e si parla di “riscontro positivo”. Tra le associazioni consultate, viene nominata l’Associazione degli hotel, dei ristoranti e dei caffè in Europa (Hotrec), che, a quanto pare, non è stata convinta dalle azioni proposte dal colosso digital.
“Ad oggi, l’azienda non è riuscita a garantire la propria conformità e non ha comunicato efficacemente le modifiche necessarie agli utenti business entro la scadenza di ieri”, comunica Hotrec. L’Associazione continua a ritenere il report non adeguato rispetto al Dma, e che alcune delle modifiche proposte “sono di facciata”.
“Gli hotel europei, per lo più piccole e medie imprese, contano sul Dma per risolvere le pratiche commerciali scorrette e i danni causati da Booking.com”, aggiunge la Direttrice generale di Hotrec Marie Audren. Proprio dalle sue parole, arriva un’esortazione alla Commissione sull’avviare “un’indagine di non conformità”, vista la scarsa trasparenza, ad esempio, su come funzionano gli algoritmi di Booking.
Il report presentato dal colosso digitale dovrà essere valutato attentamente, considerando anche le opinioni delle parti interessate. Per poter chiedere chiarimenti e dare delle valutazioni riguardo alle soluzioni proposte da Booking, la Commissione ha organizzato un laboratorio sulla conformità il 25 novembre, in cui sono coinvolti gli stakeholders come Hotrec. Allo stesso tempo, a Booking è stato chiesto di tenere tutti i documenti e le informazioni per poter monitorare i progressi.
L’ultima parola spetta ancora una volta all’esecutivo Ue. In ogni caso, meglio non infrangere la legge sui mercati digitali, visto che il rischio sono sanzioni fino al 10 per cento del fatturato mondiale dell’anno precedente, che aumentano al 20 per cento in caso di recidiva.