Bruxelles – A Settembre ci sarà un congresso straordinario di Syriza per trovare una soluzione alle divisione interne al partito scoppiate dopo l’accordo firmato dal premier ellenico all’Eurosummit. Alexis Tsipras ha avuto la meglio sulla minoranza e ieri, in una dura e lunga riunione dei 200 membri del comitato centrale durata circa 12 ore e conclusasi in nottata, è passata la sua linea. Il leader del partito aveva deciso di mostrare i muscoli mettendo i dissidenti davanti a una scelta: referendum interno domenica prossima, con la partecipazione di tutti gli iscritti o congresso straordinario a settembre. In entrambi i casi i partito sarebbe stato chiamato a esprimersi sul duro accordo firmato con i creditori di Atene e sulla linea da perseguire in futuro.
Tsipras nel suo discorso aveva espresso la preferenza per un congresso straordinario, che gli permetterà di coinvolgere nuovi delegati e capitalizzare il recente aumento del sostegno a suo favore, la minoranza avrebbe preferito invece un congresso “ordinario”, solo con i delegati attuali. In ogni caso lo scopo sarebbe stato porre fine alle divisioni interne e permettere al premier di governare potendo contare sull’appoggio di tutti i suoi parlamentari, o di lasciare e porre fine a questa esperienza di governo. Ma basta guerre interne. “Il primo governo di sinistra in Europa o è supportato dai deputati della sinistra, o cadrà per mano dei deputati della sinistra”, ha sentenziato Tsipras nel suo intervento.
Nel suo discorso il primo ministro ha innanzitutto difeso le scelte fatte dal suo governo in questi mesi. “Ci siamo trovati a dover scegliere fra un compromesso difficile o un caotico fallimento – ha dichiarato – non c’erano alternative migliori allora e non ce ne sono adesso. Non è il compromesso che abbiamo sognato, ma dovevamo scegliere fra questo o l’autodistruzione”. Secondo il premier, “l’uscita dall’euro senza riserve per supportare una nuova moneta avrebbe portato a una svalutazione ancora maggiore e a un ritorno dal Fondo monetario internazionale per chiedere supporto”. Chiunque decida di non accettare il fatto che la Grexit avrebbe comportato enormi problemi, per il premier “o sta testardamente ignorando la realtà o sta nascondendo la verità”.
Tra i dissidenti e favorevoli a un ritorno alla dracma la speaker del Parlamento, Zoe Constantopoulou, e il leader della Piattaforma di sinistra ed ex ministro dell’Energia, Panagiotis Lafazanis, che ha affermato nel suo intervento che la Grecia vive in “una dittatura dell’euro” aggiungendo che nel Paese ci sarebbe una riserva di 35 miliardi di euro che il governo potrebbe usare nella fase di transizione tra le due monete.
Camicia bianca d’ordinanza e maniche tirate su, dopo aver difeso le sue scelte Tsipras ha attaccato i dissidenti interni che per due volte in Parlamento hanno votato contro le riforme concordate con i creditori per avviare i negoziati sul terzo piano di salvataggio. “Non si può andare avanti in questo modo”, “l’assurdità di questa peculiare e senza precedenti dualismo nel partito deve finire”, ha affermato rivendicando che nel firmare l’accordo “abbiamo agito nell’interesse del popolo greco e dei lavoratori, se qualcuno pensa che un altro governo sarebbe riuscito a tornare indietro con un accordo migliore, lo dica. Alcune persone dicono che la vittoria del ‘no’ al referendum equivaleva a un mandato per uscire dall’euro, ma non è vero. Non è quello che abbiamo sostenuto durante la campagna. Se i membri di Syriza volevano che ‘no’ significasse Grexit, avrebbero dovuto dirlo al partito prima che si tenesse il referendum”.
Secondo il primo ministro, il merito del suo governo è stato quello di creare “la prima rottura nell’egemonia neoliberale europea”. “Persino i grandi media internazionali ora stanno mettendo in dubbio l’Eurozona in quanto modello funzionante – ha spiegato – le azioni di Syriza hanno portato a un cambiamento fra le file europee e globali nell’approccio alla crisi greca. Ora serve dare una risposta alla vera domanda che dobbiamo farci, cioè se oggi c’è spazio per un governo di sinistra nell’equilibrio di poteri di questa Europa liberale e conservatrice. Questo governo ha un diverso fondamento logico, siamo determinati a combattere duramente e anche con questo duro accordo c’è modo di seguire politiche progressiste. Syriza ha avuto bisogno di fare queste scelte molto dure perché non aveva il diritto di abbandonare il popolo greco al fallimento. Ci sono molti fronti su cui Syriza può avere un impatto: corruzione, settore pubblico, giustizia sociale e welfare”.