Bruxelles – Nel 2022, sono stati consumati 4,7 miliardi di sacchetti di plastica in materiale leggero in meno rispetto all’anno precedente. Dalle rilevazioni di Eurostat, si registra un totale di 29,8 miliardi di buste nuove usate nell’anno, con una diminuzione del 14 per cento pro capite rispetto al 2021, che corrispondono a 66,6 buste per persona usate nell’anno 2022.
Dal 2018 l’Agenzia statistica europea rileva un trend discendente, che da oltre 40 miliardi vede il consumo quasi dimezzato fino alla fine del periodo.
A livello dei Paesi, ci sono delle differenze evidenti. Rispetto alla media europea, troviamo in testa Lituania e Lettonia. I due Paesi nel 2022 hanno registrato il numero più alto di buste di plastica in materiale leggero pro capite, con 249 per la Lituania e 193 per la Lettonia. A stretto giro sono seguite dalla Repubblica Ceca con 185 buste pro capite.
I dati migliori sono stati registrati da Belgio con soli 4 sacchetti a testa nel 2022, dalla Polonia con 7 e il Portogallo con 13. L’Italia attesta un risultato non lusinghiero, che è quasi il doppio rispetto alla media europea, con 122 shopper a persona.
Le grandi differenze rilevate dipendono dall’efficienza dell’attuazione delle misure, che sono influenzate da fattori economici, sociali e politici. Alcuni Paesi hanno attuato misure di riduzione dei consumi nel periodo 2018-2022, mentre altri le hanno attuate per un periodo più lungo. Impattando anche i diversi metodi di calcolo nei Paesi Ue.
Nel complesso, a livello di Ue, tutti i paesi devono impegnarsi per la riduzione del consumo come richiesto dalla cosiddetta Direttiva sui sacchetti di plastica. Entro il 31 dicembre 2025, l’obiettivo per i vari paesi sarebbe di non superare i 40 sacchetti a testa, che viste le differenze, necessiterà di un grande lavoro per i Paesi nettamente sopra la media.
La direttiva in questione (Direttiva Ue 2015/720) modifica le precedenti misure relative alle politiche sugli imballaggi. Concentrarsi sulla riduzione dell’uso di sacchetti di plastica leggeri (cioè con spessore inferiore ai 50 micron) andrebbe a contribuire al fatto che sono uno dei primi dieci rifiuti in Europa.
Inoltre, questo tipo di imballaggi tende ad essere utilizzato una sola volta, ma impiega secoli per degradarsi completamente nell’ambiente naturale. Prima che ciò accada, spesso vengono ingeriti da animali terrestri o marini, oppure si frantumano in microplastiche. In ogni caso, finiscono nella catena alimentare umana e animale.