Bruxelles – Due priorità urgenti, la guerra della Russia in Ucraina e il conflitto in Medio Oriente. Sulla prima pochi dubbi, Kiev “deve vincere con l’assistenza militare ed economica necessaria“, sul secondo tante incognite. Kaja Kallas, indicata dai governi dei 27 per sostituire Josep Borrell come Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, si è sottoposta questa mattina (12 novembre) allo scrutinio dell’Eurocamera, in contemporanea con l’audizione di Raffaele Fitto. Insieme all’italiano e agli altri vicepresidenti esecutivi della Commissione europea designati, Kallas dovrà attendere fino a domani – o addirittura la settimana prossima – per conoscere l’esito del suo ‘esame’.
Sulla vocazione europeista dell’ex eurodeputata liberale, che a Bruxelles fa parte della famiglia politica di Renew, e sulla conoscenza del palcoscenico internazionale acquisita nei quattro anni da primo ministro dell’Estonia, nessuna perplessità. Ma il via libera a Kaja Kallas non arriverà oggi: fonti parlamentari confermano che i gruppi politici hanno deciso di valutare le audizioni dei sei vice di von der Leyen a pacchetto, per scongiurare eventuali pugnalate alle spalle, in particolare su Fitto e sulla socialista spagnola Teresa Ribera.
Per Kallas, quarantasettenne “cresciuta dietro la cortina di ferro”, nell’allora repubblica sovietica di Estonia, il nemico pubblico numero uno non può che essere la Russia di Vladimir Putin. Insieme a Cina, Corea del Nord e Iran, gli attori che “mirano a cambiare l’ordine internazionale“. In quattro, producono “più munizioni dell’intera alleanza euroatlantica”, ha evidenziato la liberale estone, annunciando la stesura di un libro bianco sulla difesa nei primi cento giorni del suo mandato e una stretta collaborazione con il futuro commissario Ue alla difesa.
Sull’Ucraina, Kallas si pone in piena continuità rispetto alla linea tracciata dal predecessore Borrell, fatta di sostegno economico e militare da un lato, politico e diplomatico dall’altro. “La guerra finirà quando la Russia si renderà conto di aver commesso un errore“, ha affermato Kallas, fugando ogni dubbio sulla possibilità che l’Ue avalli una trattativa di pace con Mosca che non sia “una pace sostenibile”, alle condizioni di Kiev.
Anzi, secondo l’ex premier estone il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, “dovrebbe preoccuparsi di come rispondiamo alla guerra della Russia in Ucraina”, perché strettamente legata all’antagonismo tra Washington e Pechino. Per Kallas, il legame transatlantico resterà imprescindibile, perché “siamo l’alleanza più forte e dobbiamo rimanere vicini”. Agli eurodeputati sovranisti della commissione Affari Esteri (Afet) che la incalzavano sulla politica definita “fallimentare” delle sanzioni europee a Mosca, Kallas ha risposto duramente: “State solo ripetendo le false narrazioni russe”.
Per Kallas, la ragione per cui non l’Ue non deve cedere e fare concessioni a Mosca è naturale: “Se l’aggressione paga da qualche parte”, sarebbe “un invito ad altri a farlo altrove”. Se la Russia ottenesse qualcosa, allora “tutti potrebbero fare guerre e prendere ciò che vogliono“. Chiarendo questo punto, Kallas ha inevitabilmente prestato il fianco alle accuse di applicare doppi standard in Ucraina e in Medio Oriente.
Kallas sulla sospensione dell’Accordo Ue-Israele: “Discuterne con Tel Aviv”
Accuse prontamente respinte: “Siamo il più grande donatore per l’Autorità Nazionale Palestinese e in supporto al popolo palestinese”, ha rivendicato Kallas. L’impressione però è che, proprio sulla posizione rispetto alla sproporzionata risposta militare israeliana, possa consumarsi una rottura tra il corso di Borrell e quello di Kallas a capo della diplomazia europea. Il primo che dal 7 ottobre 2023 cerca di spingere costantemente gli Stati membri ad aumentare la pressione sul governo di Netanyahu, la seconda più prudente sulle critiche a Tel Aviv.
L’ex premier estone ha elencato su quali punti si basa la posizione comune Ue -“il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi, l’azione umanitaria, il sostegno all’Anp e il diritto di Israele a esistere, la soluzione dei due Stati” -, ma ha preferito non rispondere a chi le chiedeva quali strumenti ha in mano Bruxelles per fare sì che Israele metta fine alla mattanza a Gaza e all’occupazione coatta dei territori palestinesi.
“Sono una forte sostenitrice del diritto internazionale e umanitario, che significa proteggere la popolazione e non attaccare le infrastrutture civili”, si è difesa Kallas, che ha poi proseguito: “Siamo concentrati nel portare aiuti umanitari a Gaza, ma stiamo anche sollevando la questione con Israele“. Di mezzo c’è l’Accordo di associazione Ue-Israele, uno dei più comprensivi mai siglati da Bruxelles con un Paese partner, che prevede chiari vincoli sul rispetto dei diritti umani. E che l’Ue potrebbe sospendere alla luce delle decine di rapporti di organizzazioni internazionali che documentano le atrocità di guerra israeliane.
“Dovrebbe tenersi un Consiglio di associazione con Israele in cui tutti gli Stati membri possano sollevare la questione”, ha affermato Kallas. Omettendo che lo stesso Borrell sta spingendo per discuterne senza Tel Aviv, perché il governo di Benjamin Netanyahu si è già rifiutato di partecipare a un Consiglio di Associazione dedicato al rispetto dei diritti umani. Il momento forse più controverso è però stato quando Kallas – per ben due volte – ha scelto di citare David Ben Gurion, storico primo ministro dello Stato di Israele, per dimostrare il suo attaccamento ai diritti del popolo palestinese. Lo Stato di Israele si fonda “sulla sicurezza e sulla giustizia”, Kallas ha riportato da Ben Gurion. Che però, già dopo la Nakba palestinese, si rifiuto sempre di considerare definitive le frontiere dello Stato di Israele, aprendo la strada alle annessioni successive.