Roma – Il trattato di libero scambio tra Unione europea e Stati uniti “non faciliterà in alcun modo l’ingresso di Ogm in Europa e in Italia”. Il viceministro allo Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha risposto in maniera netta alle perplessità sollevate in merito dai deputati delle commissioni Attività produttive, Agricoltura e Politiche Ue che stamattina lo hanno ascoltato in audizione. Ha inoltre ricordato l’introduzione della normativa comunitaria “con cui i singoli Stati possono vietare la coltivazione di Ogm in tutto o in parte”, escludendo che ci possa essere “una liberalizzazione totale, soprattutto nel settore agricolo”.
Un altro aspetto su cui Calenda ha voluto smorzare le preoccupazioni è la difesa del principio di precauzione adottato in Europa riguardo all’introduzione di nuovi prodotti. Conservare la pratica di vietarne la commercializzazione se non esiste certezza della loro innocuità – mentre negli Usa si consente la vendita finché non sia provata la nocività – “è nostro interesse”, ha assicurato il viceministro. “Se salterà fuori qualcosa che metta in discussione questo principio – ha aggiunto – il governo italiano non voterà” il Ttip, che dovrà essere approvato dal Consiglio europeo e dal Parlamento di Strasburgo e poi ratificato dai Parlamenti nazionali.
Anche gli standard sulla sicurezza, la tutela ambientale e la salute non verranno abbassati, sostiene Calenda, perché “è stato detto sia dagli Usa che dall’Ue che saranno armonizzati al livello più alto”. Il numero due dello Sviluppo economico ha sottolineato che “il problema per le aziende non è dover adeguarsi a standard più elevati, quanto quello di avere standard diversi”.
Sul tema molto controverso della risoluzione delle dispute tra investitori e stati, il viceministro ha dichiarato che “l’italia è favorevole” alla nuova versione dell’Isds delineata dalla risoluzione del Parlamento europeo sul Ttip. Tuttavia, ha avvertito che “solo quando le nuove proposte saranno definite e concordate dai Paesi membri potranno essere inserite nel negoziato con gli Stati uniti”.
Riguardo alla questione delle produzioni tipiche, Calenda ha parlato di una “alta improbabilità che si riconoscano le indicazioni geografiche ‘ex officio’, così come sono” tutelate in Europa. Ogni governo presenterà delle liste di Dop e Igp “sulla base dell’impatto economico” che queste hanno, ha proseguito, ed “è ragionevole da parte nostra aspettarci un accordo anche con gli Stati Uniti” sullo stesso “livello raggiunto con il Canada”, con cui è stato siglato il trattato Ceta. In ogni caso, I negoziati sul ‘buy American’ – la protezione che gli statunitensi voglio per i loro prodotti – e sulle Igp si chiuderanno per ultimi”, assicura il viceministro, “perché sono gli aspetti più difficili su cui trovare un accordo”.
Infine, l’accusa della mancanza di trasparenza dei negoziati, sostenuta da più parti, è stata respinta al mittente da Calenda, il quale ritiene che “su nessun altro trattato ci sia mai stata maggiore trasparenza che sul Ttip”. Tuttavia, riconosce, “è inaccettabile la soluzione, anche se temporanea, di mettere a punto sale di lettura presso le ambasciate statunitensi” nelle capitali europee, dove sarà consentito visionare i documenti negoziali, ma solo a funzionari di governo e della Commissione europea. “A ottobre ci sarà una modifica – promette – per aprire sale di lettura nei ministeri”, ma la consultazione sarà comunque riservata a funzionari di governo. Per Calenda, sebbene “forse insufficiente”, si tratta di un livello di informazione comunque “superiore rispetto a non poter consultare alcun documento, come è sempre stato per tutti gli altri tratti”.