Bruxelles – Come se i negoziati fra la Grecia e i suoi creditori non fossero già abbastanza difficili, ora ci pensa la piccola Carinzia a complicare ancora di più le cose e a far tremare l’Unione europea. Al centro c’è sempre la vicenda tanto nota quanto inestricabile della banca Heta, “bad bank” nata dalle ceneri della disastrata Hypo Group Alpe Adria. La Corte costituzionale austriaca ha dichiarato illegale il provvedimento con il quale il governo federale lo scorso anno aveva permesso il salvataggio della banca di Stato attraverso i soldi degli investitori (bail-in) per cancellare 890 milioni di debiti. Il problema è che il sistema di bail-in sta diventando sempre più popolare all’interno della legislazione bancaria europea e fra gli esperti sono in molti a pensare che, se un verdetto simile fosse stato espresso dalla Corte tedesca, il terremoto sarebbe stato quasi incontrollabile.
Rimettere in fila i pezzi della complicata vicenda Hypo Alpe Adria, che sta rischiando di portare al fallimento la piccola Carinzia, è diventato ormai un compito per fini economisti. Meno di un mese fa la Heta era tornata al centro delle cronache internazionali in seguito all’accordo raggiunto fra lo Stato federale austriaco e il land della Baviera per un sostanziale dimezzamento del debito del primo nei confronti del secondo. Oggi, invece, sono le potenziali conseguenze della decisione della Corte costituzionale di Vienna a far discutere gli economisti europei. Secondo alcuni esperti, il verdetto sancisce che un’effettiva unione bancaria non potrà mai essere costruita tramite la semplice trasposizione a livello nazionale di direttive comunitarie, come invece si sta cercando di fare ora. L’unico modo per raggiungere una vera unione sarebbe attraverso un cambiamento dei trattati, sancendo un effettivo passaggio dei poteri sulle banche dal livello nazionale a quello europeo.
Il bail-in consiste nel salvataggio di un sistema bancario dal suo interno, senza quindi chiedere soldi a creditori esterni, come accade invece con il bail-out. Secondo la Corte costituzionale austriaca, la legge approvata lo scorso anno fra mille polemiche è illegale perché ribalta le garanzie date ai detentori di bond dalla Carinzia e quindi “tratta gli investitori in modo ingiusto”. Alla Germania, però, piacerebbe introdurre un meccanismo simile all’interno del piano di salvataggio della Grecia, i cui negoziati sono cominciati questa settimana. I tedeschi vorrebbero che, per ricapitalizzare il sistema bancario ellenico, nel patto fosse incluso un bail-in che riguarda i depositanti sopra i 100 mila euro, oltre ai detentori di bond e azioni, rischiando così di danneggiare non solo i detentori di grandi patrimoni, ma anche le piccole imprese. Lo stesso meccanismo (ma con soglie più alte) era stato utilizzato anche a Cipro per fare cassa recuperando i soldi dei ricchi oligarchi russi. La sentenza austriaca rischia però di far saltare tutto aprendo la strada a ricorsi e controricorsi nel caso in cui il bail-in in salsa greca venisse approvato.