Bruxelles – Si sono chiuse all’insegna della collaborazione tra i gruppi politici della maggioranza le audizioni dei commissari europei semplici designati. Con i quattro promossi nella giornata di ieri (7 novembre) – Marta Kos, Wopke Hoekstra, Piotr Serafin e Valdis Dombrovskis -, hanno ottenuto il via libera 19 dei 20 candidati scrutinati dall’Eurocamera. Per tutti quanti, l’endorsement è arrivato con il voto compatto di popolari, socialisti, liberali e verdi. A cui si sono però costantemente aggiunti i conservatori di Ecr, esibendosi in una sorprendente giravolta rispetto all’opposizione alla rielezione di Ursula von der Leyen.
Un messaggio chiaro: Ecr non vuole rimanere fuori dai giochi a Bruxelles e soprattutto vuole proteggere il suo unico candidato nella cerchia dei vicepresidenti esecutivi, Raffaele Fitto. Martedì 12 novembre toccherà ai sei vice di von der Leyen sottoporsi all’esame delle commissioni parlamentari competenti per i loro portafogli. E Fitto, che aprirà la giornata di audizioni, è in bilico dal momento della sua designazione a vicepresidente esecutivo con delega alle Riforme e alla Coesione. Al di là del cordone sanitario contro l’estrema destra, stigma da cui Ecr sta cercando da tempo di divincolarsi, per socialisti, liberali e verdi si tratta di coerenza politica: Fitto fa parte di Fratelli d’Italia, un partito che non ha appoggiato la conferma di von der Leyen a capo della Commissione europea, per cui non può far parte della cerchia ristretta dei vicepresidenti.
L’ha ribadito anche ieri il leader dei socialisti francesi all’Eurocamera, Raphaël Glucksmann: “Raffaele Fitto non deve essere vicepresidente della commissione Ue e per quel che so il mio gruppo non ha cambiato posizione a riguardo. È semplice: l’alleanza che ha sostenuto von der Leyen a luglio non include Ecr e quindi non c’è motivo di dargli una vicepresidenza“. In realtà, la fermezza dei socialisti transalpini non è condivisa da tutte le delegazioni del secondo gruppo dell’Eurocamera. A partire da quella italiana (la più numerosa nella famiglia S&d), con il Partito Democratico che potrebbe spingere per l’approvazione del connazionale una volta verificata la sua “affidabilità su un mandato europeista”.
I Conservatori e Riformisti europei, il cui partito è guidato da Giorgia Meloni, flirtano da tempo con Ursula von der Leyen e con il Partito Popolare europeo, ma sono pronti, all’occorrenza, a schierarsi con i due gruppi di estrema destra dell’Eurocamera, i Patrioti di Viktor Orbán e i sovranisti che ruotano intorno all’AfD tedesca. È successo una volta anche durante le audizioni dei commissari: l’ungherese Olivér Várhelyi, l’unico non ancora approvato, è stato rimandato con il voto di Ppe, S&d, liberali e verdi. Sull’uomo di Orbán a Bruxelles, Ecr ha preferito strizzare l’occhio all’estrema destra.
Ma l’allineamento costante su tutti gli altri candidati è una scelta strategica per poter dire “ci siamo anche noi”, per poter rivendicare il diritto a entrare nelle stanze dei bottoni. Oltre che per mostrarsi ben disposti con i tre gruppi che minacciano di bocciare Fitto martedì prossimo. In realtà, Ecr può contare sulla forza del Partito Popolare europeo e sul calendario delle audizioni imposto dalla destra europea per assicurare il proprio candidato. Un indizio di cosa potrà succedere si è già mostrato con il veto incrociato sulle commissarie Jessika Roswall (Ppe) e Hadja Lahbib (Renew), con il Ppe che ha minacciato di tenere in stallo la liberale belga finché i progressisti non avessero sbloccato il via libera alla svedese.
Fitto, così come Ribera e tutti gli altri, dovranno ottenere il via libera da almeno i due terzi dei coordinatori dei gruppi politici nelle commissioni parlamentari competenti. Se la maggioranza si spaccasse, a quel punto sarebbe necessario ricorrere al voto a maggioranza semplice nelle commissioni esaminatrici.
All’uscita dei socialisti francesi su Fitto ha immediatamente risposto Fulvio Martusciello, capodelegazione di Forza Italia, che fa parte del Ppe. “Glucksmann e i suoi continuano a minacciare Fitto con una pistola scarica, dimenticando che l’audizione di Teresa Ribera è fissata dopo quella di Fitto“, ha evidenziato Martusciello: se cade il vicepresidente esecutivo italiano, cadrà anche la socialista spagnola. D’altronde, è proprio in quest’ottica che il Ppe, insieme a Ecr, i Patrioti e i Sovranisti, ha votato per cominciare le audizioni dei vicepresidenti con Fitto e chiuderle con una figura che i socialisti difficilmente potranno sacrificare.