Bruxelles – Il Ttip, il trattato di libero scambio tra Stati Uniti ed Europa, non gode di una buona reputazione nel vecchio continente. I movimenti di protesta che chiedono lo stop ai negoziati son molto diffusi e l’opinione pubblica al momento sembra spaventata all’idea di una maggiore interconnessione tra i due mercati, una interconnessione che temono possa abbassare gli standard e i diritti in campo ambientale, medico e sociale. La Commissione europea ha per questo deciso di utilizzare una nuova strategia di propaganda per provare a convincere i cittadini della bontà di questo accordo che, negli obiettivi di Bruxelles e Washington, dovrebbe essere siglato entro la fine del 2015, ma che sta incontrando non pochi ostacoli sul suo cammino, su entrambe le sponde dell’oceano. Ma non sarà facile. “Sappiamo a malapena come parlare alle persone comuni”, ha spiegato un funzionario comunitario alla Reuters. L’esecutivo ha cominciato a utilizzare gli stessi strumenti degli attivisti anti-Ttip e ha iniziato a pubblicare video su YouTube, lanciare campagne sui social network, e diffondere delle schede informative per “sfatare i miti” sul Ttip.
A questa campagna di comunicazione si è poi dedicata in prima persona la stessa commissaria al Commercio, Cecilia Malmstrom, che partecipa a decine di dibattiti sull’argomento, e che nei mesi scorsi ha visitato almeno la metà dei 28 Stati membri per tenere discorsi in favore del Ttip. Non solo, nei palazzi della Commissione vengono anche organizzati incontri tra studenti e funzionari per affrontare l’argomento.
Non ci saranno però campagne pubblicitarie in televisione. “La Commissione non può fare campagne nei Paesi – ha dichiarato Malmstrom alla Reuters – Questo è un lavoro dei governi e dei Parlamento di Paesi membri, non possiamo essere noi a fare il loro lavoro per convincere i loro cittadini”.
L’esecutivo comunitario, infine, sta provando a convincere i cittadini della bontà di questo accordo aumentando la trasparenza, e pubblicando prima di ogni round negoziale, tutte le posizioni di Bruxelles. La stessa trasparenza non è stata però garantita dalla controparte e comunque resta uno strettissimo riserbo sui documenti più delicati, ai quali hanno accesso solo i parlamentari europei, che però non possono copiare o diffonderne i contenuti, e sono obbligati a mantenere il segreto più assoluto.