Bruxelles – In Irlanda si andrà ad elezioni anticipate. Simon Harris, il primo ministro, ha annunciato che scioglierà il Dáil (Parlamento irlandese) in questa settimana, dopo l’approvazione della legge di bilancio da votare al Parlamento martedì (5 novembre) e mercoledì dal Senato.
La notizia non è un fulmine a ciel sereno. Il Taoiseach (Primo ministro irlandese) aveva dichiarato: “Ora mi aspetto che ci siano elezioni generali nel 2024″. Continuando, Harris aveva spiegato il motivo, cioè la sua volontà di “chiedere un mandato ai cittadini di questo Paese e chiedere loro di permettermi di continuare a essere il loro Taoiseach”.
Il problema, per Harris, era ottenere l’approvazione della manovra di bilancio e, successivamente, testare il voto popolare.
Infatti, il leader del partito di governo conservatore Fine Gael aveva preso il posto del suo predecessore Leo Varadkar alla fine di marzo di quest’anno, dopo che Varadkar ha deciso di dimettersi sia dalla carica di primo ministro che da quella di leader del partito
Il budget 2025 è l’occasione per la consacrazione di Harris, nella sua visione.
Parliamo di una misura da 10,5 miliardi di euro da organizzare verso aree chiave, come il settore delle infrastrutture, delle abitazioni e supporto alla finanza. Non mancano elementi di cambiamento alla tassazione e alle misure relative all’assistenza sociale, riguardo a cui sono stati previsti aumenti per l’assistenza sociale, con aumenti per esempio dell’indennità di maternità.
Per i pagamenti delle tasse, l’obiettivo è quello di favorire le classi medie. Grande dibattito è quello sul cosiddetto ‘Contributo sociale universale’ (Universal social charge, o Usc), un’imposta supplementare sui redditi superiori alla soglia minima di 13.000 euro. La proposta del governo è quella di abbassarla di un punto percentuale per i redditi di fascia intermedia, che sarebbe un cambiamento notevole per una misura nata come “temporanea” nel 2011 e ancora in piedi.
Su questo punto, tra i partiti irlandesi non corre buon sangue e probabilmente sarà centrale nella prossima (e molto vicina) campagna elettorale. Il principale partito di opposizione, il social-democratico Sinn Féin, come controproposta, vuole l’abolizione dell’Usc per tutti i redditi fino a 45.000 euro. Ancora più estrema è la proposta dell’alleanza di estrema sinistra Pbps (Popolo prima del profitto), che vorrebbe mantenere la tassazione aggiuntiva solo per i redditi dei super ricchi (oltre 100.000 euro).
Il budget della discordia in Irlanda potrebbe essere il trampolino di lancio per Harris. Dopo il passaggio di testimone a lui, Fine Gael, ha acquisito gradualmente consensi. Ed è il primo della coalizione di governo, con sondaggi che lo riportano al 26 per cento, contro il 20 del partito repubblicano Fianna Fáil, anche esso parte della maggioranza insieme ai Verdi.
L’opposizione di Sinn Féin si arresta al 18 per cento. Percentuale che affonda anche a causa degli scandali politici dell’ultimo periodo, come quello che ha coinvolto un membro del partito accusato di pedofilia. E su cui la leader Mary Lou McDonald ha dovuto dare non poche spiegazioni, soprattutto relativamente alle referenze date all’indagato da due colleghi del Sinn Féin, nonostante le gravissime accuse. “Sono furiosa per quello che hanno fatto”, ha detto McDonald.
Le spiegazioni della leader dovranno convincere gli elettori, che si troveranno nel turbinio di una campagna elettorale lampo quando il Parlamento irlandese verrà sciolto.
Si prospettano settimane di fuoco per l’Irlanda, che, se confermata la data, potrebbe andare ad elezioni anticipate il 29 novembre.
Fine Gael ha potuto beneficiare delle difficoltà degli avversari affermando la propria posizione, ma i dibattiti ci si aspetta che siano molto accesi. Harris si presenta sicuro della propria posizione tanto da premere per avere la conferma direttamente dall’elettorato, mentre McDonald dovrà cercare di tenere il proprio partito in piedi e, tra uno scandalo e l’altro, premere sulle politiche sociali tanto care ai social-democratici.