Bruxelles – La divisione britannica di Sky e sei delle più grandi case cinematografiche mondiali finiscono nel mirino della Commissione europea per sospetti accordi anticoncorrenziali. Dopo un’indagine aperta da gennaio 2014 oggi l’esecutivo comunitario ha comunicato formalmente gli addebiti a Sky Uk e a Disney, NBCUniversal, Paramount Pictures, Sony, Twentieth Century Fox et Warner Bros. A suscitare perplessità in particolare alcune clausole contenute negli accordi bilateralil stretti tra Sky Uk e i diversi studi cinematografi in questione, che impediscono ai consumatori che si trovano al di fuori del territorio di Gran Bretagna o Irlanda, di avere accesso, via satellite o online, ai film diffusi dall’emittente. Se la posizione preliminare della Commissione dovesse essere confermata, ognuna delle società riguardate avrebbe infranto le regole antitrust europee che vietano accordi anticoncorrenziali.
“I consumatori europei vogliono poter guardare i canali di tv a pagamento di loro scelta, qualunque sia il luogo in cui risiedono o viaggiano nell’Ue”, sottolinea la commissaria europea alla concorrenza, Margrethe Vestager. Per questo, spiega, il comportamento di Sky e delle case cinematografiche potrebbe essere “contrario alle regole della concorrenza dell’Ue” ma “gli studios e Sky hanno ora la possibilità di rispondere alle nostre preoccupazioni”.
Nella sua comunicazione di addebito, la Commissione conclude a titolo preliminare che queste clausole limitano la capacità di Sky Uk di accettare domande di accessi ai suoi servizi da parte di consumatori che si trovano all’estero. Alcuni accordi bilaterali contengono anche clausole secondo cui le case cinematografiche, quando stringono accordi con altre emittenti televisive diverse da Sky Uk, devono controllare che queste non offrano i propri servizi di tv a pagamento in Irlanda o nel Regno Unito. Queste clausole, quindi, accordano una “esclusività territoriale assoluta”, fa notare la Commissione ed eliminano la concorrenza transfrontaliera tra le tv a pagamenti, chiudendo il mercato interno secondo le frontiere nazionali. In mancanza di giustificazioni convincenti, dunque, questi accordi, secondo l’esecutivo comunitario, sono da considerarsi come una violazione alle regole comunitarie che vietano gli accordi anticoncorrenziali. In passato l’esecutivo ha già aperto procedure antitrust, ancora in corso, anche su Sky Italia e su altre emittenti europee per appurare se i titolari di un abbonamento possano usufruire dei servizi anche quando vivono o si trovano oltre confine.