Bruxelles – Nel bel mezzo dell’affaire Albania, con pesanti accuse da parte di diversi ministri del governo Meloni alle “toghe rosse”, il Consiglio d’Europa scatta una fotografia allarmante, quella di un’Italia in cui “il discorso pubblico è diventato sempre più xenofobo” e di una classe politica che “mina l’indipendenza della magistratura quando si occupa di casi di immigrazione”.
Il tempismo scelto dalla Commissione del Consiglio d’Europa contro il razzismo e l’intolleranza (Ecri) per pubblicare il rapporto adottato già il 2 luglio scorso è perfetto. Perché nelle ultime settimane la violenza del discorso politico nei confronti dei giudici si è impennata: non solo le furiose reazioni del governo alla sentenza del Tribunale di Roma che ha rimandato in Italia i 12 migranti destinati ai centri albanesi, ma anche la crociata di Matteo Salvini contro i giudici di Palermo per il processo Open Arms.
Così, l’organo indipendente di monitoraggio in materia di diritti umani istituito dal Consiglio d’Europa, ha gioco facile nel vedere confermate le rilevazioni effettuate lungo un intervallo di tempo molto più ampio. E che includono anche alcune note di merito. L’ultimo rapporto di Ecri sull’Italia era datato infatti 2016: in questi 8 anni, “sono stati fatti progressi e si sono sviluppate buone pratiche in vari ambiti“. Il rapporto cita l’introduzione dell’educazione civica nelle scuole primarie e secondarie, la strategia nazionale contro l’antisemitismo e quella per la comunità Lgbt+, il riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso e l’istituzione di un sostegno finanziario per i centri contro la discriminazione basata su orientamento sessuale e identità di genere.
Per il resto, il documento è una valle di lacrime. E riguarda le istituzioni a vari livelli, dalle scuole fino al governo, passando per le forze dell’ordine e per il rapporto tra i poteri dello Stato. I programmi scolastici “non fanno ancora riferimenti diretti alla promozione dell’uguaglianza Lgbt+, all’insegnamento dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale”. Anzi, una buona fetta della classe politica italiana la ostracizza apertamente. Varcati i cancelli di scuola, la comunità Lgbt+ “continua ad affrontare pregiudizi e discriminazioni nella vita quotidiana“. Inoltre, secondo Ecri la procedura per il riconoscimento giuridico del genere “continua ad essere complicata, lunga ed eccessivamente medicalizzata”.
La comunità Lgbt+, i Rom, i richiedenti asilo, le persone migranti ed anche i cittadini italiani con origine migratoria, sono le vittime preferite di un discorso pubblico che è “diventato sempre più xenofobo“, con discorsi politici – anche da parte “di politici di alto livello”- che ” hanno assunto toni fortemente divisivi e antagonistici”. Veri e propri “discorsi d’odio”. Anche qui, il rapporto di Ecri trova eclatanti conferme a posteriori, basti pensare alla vicenda del giovane maliano che ha aggredito degli agenti a Verona ed è rimasto ucciso da un poliziotto. Vicenda a cui il ministro dei Trasporti e vicepremier Matteo Salvini ha commentato: “Con tutto il rispetto, non ci mancherà”.
Ecri richiama anche le forze dell’ordine: “Ci sono numerose testimonianze di profilazioni razziali da parte delle forze dell’ordine, che prendono di mira soprattutto i Rom e le persone di origine africana”, sostengono gli esperti, ed è la goccia che fa traboccare il vaso. In un post sul suo account X, Meloni ha difeso strenuamente gli “uomini e donne che, ogni giorno, lavorano con dedizione e abnegazione per garantire la sicurezza di tutti i cittadini, senza distinzioni”. Persone che “meritano rispetto, non simili ingiurie”, ha attaccato la premier. Ancora più duro il commento di Salvini, che ha definito l’Ecri “un ente inutile pagato anche con le tasse dei cittadini italiani“. Per il leader del Carroccio, “se a questi signori piacciono tanto Rom e clandestini, se li portino tutti a casa loro a Strasburgo”. Pattern simile a quello già visto a inizio agosto, quando il governo italiano ha rigettato le critiche formulate dalla Commissione europea nel rapporto sullo Stato di diritto, scegliendo di polemizzare invece per la presunta strumentalizzazione del rapporto da parte dei media.
Ma la critica più attuale del rapporto è quella sulle interferenze della politica nei casi giudiziari che riguardano la migrazione. “Le eccessive critiche rivolte a singoli giudici che si occupano di casi di migrazione mettono a rischio la loro indipendenza”, esordisce l’Ecri, che ha registrato numerosi casi di “attacchi verbali nei confronti di esponenti della società civile che forniscono sostegno ai migranti e critiche indebite volte a minare l’autorità dei singoli giudici che decidono su casi legati all’immigrazione“. In generale – conclude il rapporto -, l’atmosfera creata dai discorsi politici sul tema della migrazione “crea seri ostacoli all’effettiva integrazione ed inclusione dei migranti, mette in pericolo le attività delle organizzazioni non governative che forniscono sostegno ai migranti e mina l’indipendenza della magistratura quando si occupa di casi di immigrazione”.