Bruxelles – Mentre continua a peggiorare la crisi umanitaria in Medio Oriente, la sinistra spagnola punta il dito contro uno dei pochi primi ministri socialisti rimasti in Europa, Pedro Sánchez, accusandolo di non fare abbastanza per distanziare il suo governo dall’escalation militare voluta da Israele e, a livello domestico, di non adottare misure sufficientemente incisive per contrastare la crisi abitativa.
Da giorni la segretaria del partito di estrema sinistra Podemos, Ione Belarra, ha preso di mira il governo di centro-sinistra del premier Pedro Sánchez, leader del Partito socialista (Psoe) e capo dell’esecutivo dal 2018. Lo scorso sabato (19 ottobre) ha dichiarato che Podemos non si considera più parte organica dell’esecutivo di coalizione, ma che il sostegno del suo partito andrà negoziato di volta in volta. All’insediamento del terzo governo Sánchez nel novembre 2023 il partito era in coalizione con Sumar, l’altra principale formazione della sinistra radicale spagnola, che attualmente è l’unico partner al governo con il Psoe. Lo scorso dicembre, Podemos ha “divorziato” da Sumar, garantendo comunque l’appoggio esterno dei suoi quattro deputati all’esecutivo di centro-sinistra, che si regge per non crollare su una serie di forze minori che non sono presenti nel governo, tra cui gli indipendentisti catalani e baschi, e che garantiscono però una risicata maggioranza di 179 deputati sui 176 richiesti.
Ma nel tempo è diventato sempre più pungente nelle sue critiche al governo, che considera troppo poco ambizioso nel difendere le fasce più vulnerabili della società. In cambio del voto a favore della legge di bilancio per il 2025, Belarra ha chiesto così di interrompere le relazioni diplomatiche e commerciali con Israele (bollato come uno “Stato genocida”) e di implementare misure drastiche per far fronte alla crisi abitativa che attanaglia il Paese, come ad esempio un abbassamento per legge del costo degli affitti del 40 per cento, il divieto di acquistare alloggi non destinati alla residenza e lo smantellamento di gruppi come Desokupa (definito un “commando squadrista”), che usano metodi coercitivi per sfrattare gli immobili occupati illegalmente.
Lunedì (21 ottobre) ha rincarato la dose, annunciando che lascerà esprimersi la propria base elettorale tramite una consultazione che si aprirà martedì e si chiuderà il 27 ottobre. Belarra ha criticato il Psoe come “corrotto” e lo ha accusato, come anche l’ex ministra dell’Uguaglianza Irene Montero, di portare avanti delle politiche simili a quelle del Partido popular (Pp) di centro-destra, soprattutto in alcuni ambiti come la gestione dei flussi migratori. Il co-fondatore di Podemos, Pablo Iglesias, ha chiamato all’unità tutte le forze parlamentari alla sinistra del Psoe per “piegare il braccio” al premier, costringendolo a rompere le relazioni con lo Stato ebraico.
Podemos sta cercando di ravvivare la sinistra radicale anche a livello europeo, invitando le varie formazioni di questa galassia politica a unire le forze perché “insieme possiamo cambiare tutto, persino fermare” il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, di cui critica la risposta sproporzionata agli attacchi terroristici del 7 ottobre 2023. I due eurodeputati di Podemos sono da poco confluiti nel nuovo partito europeo nato recentemente come una costola di The Left, cioè l’Alleanza europea della sinistra per il pianeta e le persone (Ela nell’acronimo inglese).