Bruxelles – L’eurozona ora ha una problema, e si chiama Germania. Alla Bce iniziano a guardare alla principale economia dei Paesi Ue con la moneta unica con rinnovata preoccupazione, per ciò che comporta per l’andamento di tutta Eurolandia. Timori esternati in occasione dell’ultima riunione del consiglio direttivo della Banca centrale, come riportato nel verbale di seduta del 12 settembre, quando comunque si è optato per una riduzione dei tassi di interesse.
In termini più ampi e generali è convinzione all’interno dell’Eurotower che la situazione è nel complesso positiva: l’inflazione si riduce, in termini di tasso occupazionale il mercato del lavoro resta forte e al netto delle incertezze legate alle tensioni geopolitiche “un rischio di recessione è improbabile“. Ma… C’è un ‘ma’. Nel corso della riunione del board della Bce è stato riconosciuto che “la debole crescita nella più grande economia dell’area dell’euro, in particolare, sta trascinando verso il basso la crescita dell’area dell’euro“.
Non si fa esplicitamente il nome della Germania, ma la dicitura “più grande economia dell’area dell’euro” rimanda automaticamente alla Repubblica federale. Non c’è dubbio che la frenata del motore economico d’Europa rischia di innescare effetti domino su tutte le altri economie, a cominciare da quella italiana, fortemente dipendente dall’andamento tedesco, soprattutto per ciò che riguarda la componentistica. Senza dimenticare le esportazioni. Se le commesse si fermano anche la domanda industriale inevitabilmente ne risente.
C’è soprattutto il settore secondario tedesco nelle considerazioni meno ottimistiche della Bce. “Il settore industriale altamente interconnesso nella più grande economia dell’area dell’euro che ha sofferto di una prolungata crisi“, recita ancora il documento di seduta. Ancora una volta si pone l’accento sulle difficoltà della Germania, e la considerazione dei membri del consiglio direttivo della Banca centrale europea è che “mentre parte della debolezza è probabilmente ciclica, questa economia sta affrontando significative sfide strutturali“.