Bruxelles – E adesso tocca a Berlino dire Oxi o Nai. Il Bundestag tedesco sarà riunito venerdì in seduta straordinaria per decidere se dare o meno il mandato al governo tedesco per negoziare un terzo programma di salvataggio per Atene. Non è il solo, in tutto otto parlamenti europei stanno votando o voteranno entro la fine della settimana, ma il voto tedesco, dopo la linea dura tenuta dal ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble nel corso dei negoziati, è quello che desta qualche preoccupazione in più. Voci di dissenso di parlamentari che si dichiarano pronti ad andare contro la cancelliera in questi giorni se ne sono sentite non poche, anche nella sua stessa coalizione: le stime parlavano addirittura di un centinaio di possibili dissidenti nelle file della Cdu-Csu (che conta in tutto 311 deputati), i più critici tra i bavaresi della Csu.
Ora però la Cancelliera pare essere riuscita a ricomporre il grosso della frattura e i leader dei partiti della coalizione fanno campagna affinché si voti il via libera al programma di aiuti. Il capogruppo dei cristiano-sociali Horst Seehofer si è dichiarato “molto soddisfatto”, lodando il risultato della cancelliera che “ha imposto misure notevoli” e quindi, ha garantito, “ha il mio sostegno”. Supporto anche dai socialdemocratici tedeschi con il vicecancelliere Spd, Sigmar Gabriel, che descrive quello raggiunto come un “risultato giusto”. “Sono fiducioso che il Bundestag voterà a grande maggioranza”, pronostica anche Thomas Ludwig Oppermann, capogruppo Spd. Insomma a conti fatti sembra improbabile che la grande coalizione che sostiene la Cancelliera, che ha una maggioranza ampissima (503 seggi su 631), possa spaccarsi al punto da mettere davvero in dubbio il via libera al nuovo piano di aiuti.
Certo rimangono i dissidenti dichiarati, quelli della linea dura. Per alcuni, come Erika Steinbach del partito della Cancelliera, è impossibile ormai credere alle promesse di riforma dei greci, mentre altri, come Klaus-Peter Willsch, sono ancora più netti: “Il Bundestag non è il teatro delle marionette dove i parlamentari alzano la mano quando il burattinaio lo vuole. Voterò no” e “se un numero sufficiente di altri la vedono come me, l’incubo finirà presto”. Un banco di prova importante sarà capire quanti passeranno dalle parole ai fatti e avranno effettivamente la forza di opporsi a Merkel, fortemente criticata in questi giorni anche in Germania.
Obiezioni sono arrivate anche dal partito dei Verdi che dovrebbero comunque allinearsi e votare sì al nuovo programma mentre contraria rimarrebbe soltanto la Linke, avversa a nuovi aiuti ma favorevole invece ad un taglio sostanziale dei vecchi debiti. “Il nuovo piano di salvataggio servirà solo a pagare vecchi debiti con altri debiti e a sostenere le banche di Atene”, obietta Sara Wagenknet, vicepresidente del partito di sinistra tedesco. “Non posso immaginare che la sinistra sarà d’accordo con una simile austerità”, sottolinea anche il presidente della Linke, Bernd Riexinger. “Chi nel referendum era per il No agli aiuti della troika ora non può certo dire sì”, taglia corto anche il deputato Dietmar Bartsch.