Dall’inviata a Strasburgo – Viktor Orban è sotto il riflettore delle polemiche. Per domani, 9 ottobre, è programmata la presentazione delle priorità della presidenza del Consiglio dell’Ue, e la sinistra europea non si fa trovare impreparata.
“Siamo pronti a confrontarci con Orban su ciò che lui e il suo governo faranno durante la Presidenza ungherese dell’Ue“, comunica l’europarlamentare Manfred Weber, presidente del gruppo Ppe. In conferenza stampa, comparando la scorsa presidenza ungherese del 2011 e questa entrante, Weber ha aggiunto: “Oggi assistiamo ad un grande fallimento” per il governo ungherese, soprattutto nelle missioni esterne di protezione della pace e dei valori europei.
“Ogni presidenza lavora per la prosperità della nostra Unione e per i nostri valori fondamentali”, per Iratxe Garcia Perez, presidente dei Socialisti e democratici (S&d), “Orban rappresenta tutto il contrario“. Garcia Perez ha posto l’accento sulla corruzione dilagante in Ungheria e l’impatto negativo del governo Orban sulla popolazione civile, che va distinta dalla propria presidenza e con la quale S&D è solidale. La capo della delegazione ungherese in S&D Klara Dobrev ha rincarato la dose, ponendo l’accento sulle difficoltà effettive del governo Orban nella gestione del proprio Paese. Per Dobrev, Orban “non è il presidente dell’Unione, non lo è stato e non lo sarà mai”.
Come presidente di Renew Europe, Valerie Hayer, esordisce dicendo: “Non renderemo possibile che Orban, in occasione di questa presentazione, faccia uno show“, riferendosi all’incontro di domani. Per Hayer, Orban mistifica la realtà. Il problema dell’Ungheria è la cattiva gestione interna, e “Orban sta cercando di creare diversivi per distogliere l’attenzione dai suoi fallimentari affari interni“, ai quali il gruppo Renew sembra ben deciso a non dare considerazione.
Le azioni del regime di Orban sono state direttamente sperimentate dall’ora eurodeputata de La Sinistra Ilaria Salis. Salis ha raccontato la detenzione di 15 mesi in custodia cautelare a cui è stata sottoposta in Ungheria, dei quali ha “già denunciato ampiamente le condizioni“. Il presidente Orban ha identificato la sua nemesi in Salis, descrivendola in una visita in Italia “come una criminale” (quando ancora nessuna sentenza l’ha colpita), ma il caos mediatico creato dalla detenzione arbitraria dell’attivista italiana non ha fermato il regime di Orban. Attualmente sta vivendo la medesima esperienza dell’italiana un’attivista tedesca, Maya T., sottoposta a detenzione (senza una data per un processo), di cui Salis ha descritto l’arresto e le condizioni di detenzione come “assolutamente contrarie agli standard europei”. Conclude Salis: “E’ un paradosso che la presidenza possa toccare a qualcuno che dice pubblicamente di voler occupare Bruxelles e vuole smantellare l’Unione europea e i suoi valori in nome di un nuovo nazionalismo“.
Non preoccupa meno la condizione dello stato di diritto in Ungheria.
L’eurodeputata dei Verdi Tineke Strik, come rapporteur per lo stato di diritto, ha voluto chiarire come la situazione ungherese sia difficile e quanto questo sia stato evidente nel suo lavoro sul campo. “La situazione sullo stato di diritto non ha fatto che peggiorare” in Ungheria, nel paese è evidente la repressione graduale di ogni forma di opposizione, comprese quelle dei media. “L’Ungheria è uno dei paesi più corrotti dell’Ue“, ricorda Strik, e Orban non sembra voler ammettere le criticità evidenti che il paese sta affrontando.
“L’Unione europea deve tutelare gli ungheresi da queste derive autoritarie“, aggiunge l’eurodeputato polacco Michał Wawrykiewicz del Ppe. Wawrykiewicz ha ricordato che l’Ungheria come membro dell’Ue è tenuto a rispettare gli obblighi derivanti dai trattati, come il mantenimento dello stato di diritto.
Thijs Reuten, del gruppo S&d, ha ricordato che, su questo tema, “non si parla di differenze politiche o di un partitico politico che vince o perde le elezioni, qui sono in gioco i valori europei“. L’agenda del premier ungherese va contro i valori europei, e Orban vuole destabilizzare l’Ue dall’interno. Reuten ha espresso la sua rabbia verso “gli 26 Stati membri, che stanno lasciando che questo succeda“, senza usare tutti i mezzi a loro disposizione.
“Pogrom” contro i giornalisti ungheresi, per Konstantinos Arvanitis, eurodeputato della Sinistra. Non di meno importanza gli attacchi contro la comunità Lgbtq+ e perdita di autonomia della giustizia del paese. “Dobbiamo gestire il populismo pericoloso di estrema destra che va a minare la nostra democrazia” ricorda Arvanitis.
Per Renew, ha parlato Fabienne Keller, ribadendo l’impegno della difesa di “qualcosa che è molto prezioso per l’Europa: lo stato di diritto”. Keller ha ribadito la piena solidarietà alla popolazione ungherese che sta vivendo una condizione di deterioramento democratico e la fermezza nel contrastare il governo di Orban. “Se l’Ungheria fosse candidata ad entrare nell’Unione, non rispetterebbe i criteri“, dice Keller.
Questa descrizione è emblematica della contraddizione tra un paese che si trova a presiedere il Consiglio dell’Unione europea e la condizione interna che muove sempre più verso l’autoritarismo. Le polemiche della sinistra europea si scontreranno con Orban, già impegnato oggi a presentare in anteprima alla stampa cosa vuole fare nel suo mandato.