Bruxelles – Avanti con il corridoio meridionale del gas. L’Unione europea lavora al mercato del gas attraverso progetti di ampliamento delle reti e attività politica con i Paese fornitori. Per la prima volta da quando è stata sottoscritta la dichiarazione di Ashgabat tra Turkmenistan, Azerbaijan, Turchia e Ue, a Bruxelles oggi si è riunito il gruppo di lavoro per l’attuazione della cooperazione in campo energetico. Firmata l’1 maggio scorso in Turkmenistan, la carta intende garantire la cooperazione tra gli attori in gioco e, soprattutto, garantire all’Unione europea le forniture di gas dal Caucaso e dal mar Caspio quale alternativa al monopolio russo di Gazprom (al lavoro però con il governo di Mosca per immettere il gas nel mercato unico). Perchè cooperazione energetica per l’Ue vuol dire, in questo caso, soprattutto gas. L’Europa, già coinvolta nel progetto di corridoio meridionale del gas (Southern Gas Corridor, Sgc) con Azerbaijan, Georgia e Turchia, ha tutto l’interesse a favorire la creazione della Trans-Caspian Pipeline, un gasdotto sottomarino che partendo dalle coste turkemene attraversa il mar Caspio longitudinalmente per ricongiungersi alla costa azera, da dove parte il il progetto originale di corridoio sud. Al progetto di prolungamento a est del corridoio Sgc l’Ue lavora già dal 2011, quando la Commissione europea ricevette mandato per negoziare una partecipazione al progetto. Un progetto strategico, se si considera che il Turkmenistan è il quarto Paese al mondo per riserve di gas naturale.
A Bruxelles l’Unione europea dunque cerca di dare seguito all’intesa raggiunta a inizio maggio, per capire come rendere davvero concreta la cooperazione in campo energetico. La seduta di oggi riveste un valore simbolico, in quanto potrebbe rappresentare l’avvio di nuovi scenari per gli approvvigionamento di gas per l’Europa. Oltretutto la stessa Commissione europea, sempre oggi, ha approvato un finanziamento da 2,5 milioni di euro per studi tecnici focalizzati sul Tanap – una delle sezioni del corridoio Sgc – per permetterne l’attraversamento dello stretto dei Dardanelli e far sì che la lunga infrastruttura (oltre 3.500 chilometri di tubo) passi da una parte all’altra della Turchia per arrivare geograficamente in Europa e poi, dalla Grecia, nell’Ue. L’azione dell’Ue, in questo caso, è localizzata in Turchia, visto che i soldi sbloccati verranno usati per operare nel Paese terzo. Sebbene in Commissione sostengano che l’approvazione di questi finanziamenti non sia collegata alla riunione del gruppo di lavoro per la cooperazione energetica con Turkmemistan, Azerbaijan e Turchia, l’Ue ha comunque qualcosa di concreto da portare ai partner. Un biglietto da visita che aiuta certamente a velocizzare il processo.