Bruxelles – Ad accordo con Atene raggiunto, le discussioni nell’Eurogruppo si incagliano di nuovo sulla possibilità di concedere ad Atene un prestito ponte da circa 12 miliardi, per fare fronte alle esigenze finanziarie immediate e permettere la riapertura delle banche nel Paese. “La questione del prestito ponte è molto complessa”, spiega il presidente Jeroen Dijsselbloem, fresco di rielezione, alla fine del terzo Eurogruppo in tre giorni, il primo ordinario dopo molti straordinari. “Abbiamo valutato una serie di possibilità – dice – ma ci sono una serie di elementi tecnici, legali, finanziari e politici da considerare”. Così per il momento si è deciso di rimandare e chiedere l’intervento di “un gruppo di tecnici”. I ministri delle Finanze, spiega il presidente dell’Eurogruppo, torneranno a parlarne nelle prossime ore. “Domani i tecnici diranno all’euroworking group quali sono le varie opzioni sul prestito ponte individuate, a questo seguirà una conference call dei ministri domani sera o mercoledì mattina, per vedere quali opzioni e se possiamo trovare un accordo”, spiega Dijsselbloem, che però già anticipa: “non sarà facile”.
Della stessa idea il commissario europeo agli Affari economici, Pierre Moscovici che conferma: “Abbiamo deciso di mettere in piedi un gruppo di lavoro ad hoc per trovare la migliore soluzione nel più breve tempo possibile”. I tecnici valuteranno “la fattibilità tecnica, politica e legale delle varie opzioni”, in modo da trovare la soluzione per “aiutare la Grecia a fare fronte alle scadenze economiche delle prossime settimane”. La prima saranno quei 7 miliardi che entro il 20 luglio servono alla Grecia per ripagare i debiti arretrati al Fondo monetari internazionale.
“Ci sono soluzioni tecniche di vario tipo, che richiedono vari strumenti a seconda della leva finanziaria da attivare”, spiega il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. “Quando c’è da attraversare un ponte non c’è dubbio che serva un ponte”, dice. Ma fuor di metafora va visto cosa fare. Sull’accordo per la Grecia il titolare del Tesoro non si sente di rimettere nulla in discussione. Al contrario, saluta l’intesa raggiunta con la maratona negoziale. “Eravamo sull’orlo del precipizio”, dice Padoan, riferendosi al rischio di una Grexit. Alla fine “l’elenco di misure suggerito alla Grecia è un elenco difficile, ma che riflette i problemi che il Paese deve risolvere”. Quali fossere i problemi di Atene “era cosa nota da tempo”, solo che “il tempo l’hanno perso le autorità greche”.
Intanto si delinea più chiaramente il calendario dei prossimi giorni per arrivare al via libera al nuovo programma per la Grecia. Come noto, al più tardi mercoledì, il Parlamento greco dovrà aver approvato il pacchetto di riforme stabilito dall’accordo. Se tutto andrà come previsto, spiega Dijsselbloem, ci sarà una nuova conference call dell’Eugruppo mercoledì notte o più probabilmente giovedì mattina e poi si passerà ai voti degli almeno 6 Parlamenti nazionali che devono esprimersi sull’accordo, che dovranno tenersi entro la fine della settimana. Poi ci sarà una nuova conference call per conferire un nuovo mandato alle istituzioni e disegnare le basi per un nuovo programma Esm. Quanto ci potrà volere? “Più quattro settimane che due”, prevede Dijsselbloem che si dice comunque “ottimista”.