Bruxelles – In piazza Jean Rey, incastonata tra il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Ue a Bruxelles, i lavoratori dei settori essenziali – addetti alla pulizia, ai servizi di sicurezza e impiegati nella ristorazione – si sono riuniti stamattina (primo ottobre) per chiedere alle istituzioni comunitarie di fermare la “corsa al ribasso” e avviare una revisione organica delle norme che regolano gli appalti pubblici in una direzione che sia finalmente favorevole anche per i lavoratori anziché avvantaggiare solo le aziende.
Mentre gli aeroporti della capitale europea erano fermi a causa della manifestazione, i rappresentanti delle sigle sindacali presenti (Uni Europa, Effat ed Etuc a livello europeo, più diverse altre organizzazioni provenienti da diversi Paesi membri, tra cui la Cgil Filcams italiana) hanno chiesto dal palco della manifestazione condizioni di lavoro migliori, salari adeguati al costo della vita e una più efficace contrattazione collettiva per i lavoratori dei settori interessati, che, dicono, sono ingiustamente penalizzati dalle regole europee sugli appalti pubblici. Tra le rivendicazioni, quella di aver contribuito in modo determinante a mantenere in piedi le comunità durante le fasi più delicate della pandemia da Covid-19, quando intere economie si sono fermate per contenere il contagio.
“Gli appalti pubblici, ovvero la contrattazione di imprese private da parte delle autorità pubbliche per la fornitura di beni e servizi, ammontano a duemila miliardi di euro”, si legge in un comunicato dell’associazione Uni Europa, vale a dire “circa il 14 per cento del Pil dell’Unione europea”. E, prosegue la nota, “gli standard creati attraverso gli appalti pubblici influenzano le retribuzioni e le condizioni di lavoro in tutto il settore privato”. Secondo l’organizzazione, circa la metà delle gare d’appalto pubbliche che si tengono nei Ventisette verrebbero assegnate alle aziende che offrono il prezzo più basso, senza tenere conto dei costi sociali che vengono sopportati dalle comunità.
Oliver Roethig, segretario regionale di Uni Europa, ha ribadito che “il denaro pubblico dovrebbe essere un investimento in buoni posti di lavoro e in comunità pulite, sicure e sane”. “Lo abbiamo realizzato durante il Covid: senza le pulizie, senza la sicurezza, senza i servizi alimentari, le nostre società non funzionano”, ha dichiarato dal palco. “Tutti parlavano di quanto foste essenziali, vi abbiamo applaudito dai balconi, e ora che succede? Siete spariti di nuovo, siete ignorati da tutti”, ha incalzato.
Il cambiamento, ha sostenuto insieme agli altri organizzatori, deve avvenire a livello europeo. E la promessa, fatta dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, di rivedere le regole europee per gli appalti pubblici, va ora mantenuta e le norme in questione vanno riformulate nell’interesse dei lavoratori.
Per Filcams Cgil ha parlato Paola Massetti: “Siamo qui a chiedere alla politica, alla Commissione europea, appalti equi”, ha spiegato a Eunews, sottolineando che spesso i lavoratori del settore della ristorazione e del catering sono “costretti a part-time involontari che portano a una situazione di povertà estrema”, poiché lavorando “dieci ore a settimana non potrai mai emanciparti, non potrai mai uscire dalla segregazione professionale”. Per porre fine a questa spirale serve che le gare d’appalto possano essere vinte da “chi offre di più, chi offre equità, chi offre un salario dignitoso, altrimenti le lavoratrici e i lavoratori saranno sempre poveri, saranno sempre ai margini della società”. Del resto, ha detto, “la condizione delle lavoratrici e dei lavoratori in appalto è uguale in tutta Europa, quindi è necessario che ci sia una lotta comune e collettiva, anche se gli Stati hanno giurisdizioni diverse”.