Bruxelles – L’Europa delle difesa ha ritardi storici, strutturali, che oggi più mai pongono problemi di competitività industriale ed economica, oltre che di sicurezza. Perché tutto è rimesso a fornitori e tecnologie extra-Ue, prestando il fianco a operatori stranieri. Adesso l’industria del settore chiede di ripensare quanto fatto – e soprattutto non fatto – finora, e imporre un vero e proprio cambio di passo. Asd Europe, l’Associazione europea delle industrie aerospaziali, della sicurezza e della difesa, di fatto accoglie con favore il nuovo commissario per la Difesa offrendogli linee guida da seguire per il bene di tutti.
“La chiave per invertire il persistente predominio dei fornitori non europei in Europa risiede nelle capitali“, e quindi nei governi nazionali, sottolinea il documento di Asd sui costi della non-Europa delle difesa. Sono gli Stati membri che devono cambiare modo di fare, e in questo il commissario designato Andrius Kubilius avrà il compito di coordinare un nuovo modo di fare difesa, più europeo. “Le decisioni di approvvigionamento della difesa sono una prerogativa esclusiva dei governi nazionali”, ricorda l’associazione delle industria di settore. “L‘Ue può fornire incentivi per cooperare e acquistare più prodotti europei“, la sottolineatura dell’associazione di cui fanno parte, tra gli altri, Airbus, Fincantieri, Leonardo, Rolls Royce e Saab.
La scelta è politica, e ha ricpercussioni in chiave di competitività, soprattutto in un momento in cui di rilancio tanto si parla sulla scia del rapporto Draghi, la base di lavoro per la nuova legislatura europea. A tal proposito Asd Europe sottolinea come nei due anni successivi all’invasione russa su vasta scala dell’Ucraina, la predominanza di fornitori non europei in Europa ha raggiunto un nuovo picco. Tra febbraio 2022 e metà 2023 le acquisizioni da Paesi extraeuropei hanno rappresentato il 75 per cento dei nuovi ordini annunciati pubblicamente nell’Ue. Dinamiche di ordini, commesse e mercato che penalizzano l’Unione sotto tutti i punti di vista.
“La maggior parte delle decisioni di approvvigionamento della difesa ha importanti ramificazioni: militari, tecnologiche, strategiche e politiche“, continua il documento dell’associazione degli industriali. Tutto ciò implica che “la predominanza di fornitori non europei sui mercati della difesa europei comporta implicazioni di vasta portata per la sicurezza dell’Europa”. Da qui l’invito esplicito: “Per evitare dipendenze critiche e salvaguardare la sicurezza dell’Europa, i decisori politici e politici nazionali dovrebbero valutare attentamente le conseguenze a breve e lungo termine delle loro decisioni di approvvigionamento e il costo totale dell’acquisto di fornitori non europei”.