Bruxelles – Molte le opportunità per le imprese che vengono dai programmi Nato e dall’Ue in materia di tecnologie emergenti (Edts), per l’economia e per la difesa. Quali sono e come sfruttarle? E come coglierle nel migliore dei modi? E’ attorno a questo che ruota il primo seminario ospitato a Bruxelles dall’Agenzia Ice per per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italia, nel quadro dell’iniziativa “Ice ascolta l’Europa”.
Le edt, o tecnologie emergenti e dirompenti (come l’intelligenza artificiale), sono delle innovazioni che presentano in egual misura rischi e potenziale, per tanto sono di grande interesse per la Nato e per la stessa Unione europea. Per la prospettiva europea, il cuore del discorso è finanziare le innovazioni, in linea con gli obiettivi generali dell’Ue.
Davide Lombardo, come Vice capo della task force che se ne occupa all’interno della Dg Budget in Commissione, ha presentato la piattaforma Step (Piattaforma Tecnologie Strategiche per l’Europa). Lo scopo di Step è sostenere l’industria europea ed incentivare gli investimenti inerenti alle tecnologie critiche in Europa. “Step ha un nuovo approccio all’utilizzo dei fondi europei”, spiega Lombardo, con l’obiettivo di “coordinare e sfruttare al meglio i fondi in undici programmi dell’Ue”, di cui cinque gestiti direttamente delle autorità europee, come Horizon, ed altri sei gestiti dalle autorità degli Stati membri, come il Fesr.
Nel medio termine, il sistema deve permettere alle imprese di avere un accesso semplificato e chiaro ai fondi europei, utilizzando sul portale Step anche l’Ai. Un aspetto importante è la ri-programmazione dei fondi europei che sono “di priorità strategica per l’Ue”, compresi i programmi di coesione regionali. L’Italia è stato uno dei paesi più attivi riguardo all’orientamento dei progetti compatibili verso gli obiettivi della piattaforma Step.
“Step non prevede fondi nuovi, ma mette a sistema i fondi esistenti nell’attuale quadro di finanziamento pluriennale”, commenta Caterina Attiani, responsabile per la Politica industriale e Innovazione della Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’Unione europea. “Il regolamento Step e il regolamento Net zero sono stati negoziati in parallelo”, ma il regolamento Net Zero Industry Act (2024/1735), Nzia in sigla, è di interesse diretto per le aziende. La produzione di tecnologie a zero emissioni nette è lo scopo chiave di questo quadro di misure, in correlazione con i provvedimenti che riguardano le materie prime critiche. Si cerca di creare uno scenario unico, coordinato e semplificato. Il primo aspetto riguarda la riduzione delle tempistiche per l’autorizzazione dei progetti, ma anche nuovi criteri per gli appalti pubblici, aste per le fonti energetiche rinnovabili e punti di contatto unici.
C’è dell’altro, come l’attenzione dei tre rappresentanti della Nato sulle tecnologie duali e sull’importanza di coordinare la ricerca nel mondo militare e civile. Il Vice capo dell’Unità Innovazione – Divisione Innovazione, Ibrido e Cyber (IHC), Matija Matoković, ha sottolineato l’importanza della difesa cibernetica per la Nato e i suoi alleati. La struttura strategica che coinvolge l’Alleanza e i propri membri è funzionale a garantirsi e mantenere il vantaggio tecnologico, che si articola nelle edt, concentrandosi su Ai, quantum, strategia per l’autonomia e biotecnologie. E’ molto importante ricordare l’uso duale della tecnologia, che non riguarda solo l’ambito militare ma anche quello civile. Sussiste “una grande volontà di coordinazione con l’Unione Europea” e numerosi punti comuni per le tecnologie sviluppate.
Uno degli strumenti per l’innovazione usati è il fondo Diana, presentato dal Rappresentante Italiano nel Consiglio di amministrazione del fondo, Massimo Artini. Diana è l’acronimo per Acceleratore dell’innovazione della difesa per il Nord Atlantico, e costituisce una novità nel panorama Nato, dal momento che è stato creato per sostenere le imprese del settore delle tecnologie emergenti. Seguendo lo stesso file rouge del discorso di Matoković della dualità del lavoro Nato, anche Artini aggiunge: “Lo scopo è individuare ed accelerare l’innovazione nel settore del dual use all’interno dell’Alleanza e fornire agli sviluppatori di tecnologie le risorse”.
Salvatore Calabrò, Responsabile della consulenza scientifica Nato, offre un assaggio di quello che c’è in gioco illustrando le ultime novità sulle tecnologie emergenti che provengono dalla sezione Sto della Nato (Organizzazione Scienza e Tecnologia).
‘Sto’ si occupa di ricerca nel campo della difesa e della sicurezza, offendo strumenti all’Alleanza e ai suoi partner. La ricerca si sviluppa su delle tematiche prioritarie della Nato, che si concentra sullo studiare “l’impatto della scienza e della tecnologia su sicurezza e difesa”, come l’impatto del cambiamento climatico o la resilienza dei territori a stimoli di vario tipo. Calabrò, come i precedenti speaker, ha ribadito l’importanza della coordinazione col mondo civile, che, qualora sia in possesso di conoscenze o tecnologie più avanzate, costituisce una breccia dal punto di vista della sicurezza per la prospettiva dell’Alleanza.