Bruxelles – Sospiro di sollievo per la socialdemocrazia tedesca e per il cancelliere Olaf Scholz. Nelle elezioni in Brandeburgo, fortino dell’Spd dalla riunificazione della Germania nel 1990, il partito di Scholz ha tenuto dietro l’estrema destra di Alternative für Deutschland (AfD), che arrivava da una serie di sorprendenti risultati elettorali – prima alle europee di giugno, poi nei Länder di Turingia e Sassonia – e che era data in testa nei sondaggi anche nello Stato con capitale Potsdam.
Grazie a una fortissima mobilitazione degli elettori in chiave anti-AfD (l’affluenza ha raggiunto il 74 per cento), secondo i risultati ufficiali provvisori la Spd ha ottenuto il 30,9 per cento dei voti, staccando di oltre un punto la destra radicale, che si è fermata al 29,4 per cento. Entrambi hanno guadagnato circa cinque punti percentuali rispetto all’ultimo appuntamento elettorale. Al terzo posto i rossobruni dell’Alleanza Sahra Wagenknecht con il 13,4 per cento, davanti alla Cdu con l’11,6 per cento. Verdi e sinistra (Die Linke) non hanno superato la soglia di sbarramento del 5 per cento. I liberali non hanno raggiunto neanche l’uno per cento.
Scholz può sorridere solo a metà: il cancelliere ha salvato la faccia in quello che in molti avevano indicato come una sorta di ultima spiaggia in vista delle elezioni generali del settembre 2025, ma il buon risultato della Spd è merito soprattutto del premier uscente del Brandeburgo, Dietmar Woidke. Anzi, Woidke si è nettamente smarcato dalla figura di Scholz durante la campagna elettorale, temendo l’impatto negativo della sua presenza. Dopo undici anni alla guida della regione, Woidke è stato premiato dalla coraggiosa scelta di alzare vertiginosamente la posta in gioco, impegnandosi a dimettersi se l’AfD avesse battuto il suo partito nelle elezioni per la composizione del Parlamento regionale.