Bruxelles – Basta lacci e laccetti, eccesso di burocrazia e di legislazione. Se si vuole ripartire sul serio, in nome di quella competitività richiesta da Mario Draghi, bisogna permettere alle imprese europee di fare impresa e ai governi di fare affari. L’orientamento politico è quello di un’Unione europea che guarda al rapporto Draghi come l’opportunità di riscrivere le regole del gioco. Venti stati sottoscrivono un documento non ufficiale, un ‘non-paper‘, per indirizzare il dibattito politico e i lavori della nuova legislatura. La ricetta é delicata, perché potrebbe finire con l’essere declinata in ‘meno Europa’, l’esatto contrario di quello che invece chiede Mario Draghi nel suo rapporto.
“Per migliorare il mercato unico, dovremmo concentrarci sulla qualità, sulla coerenza e sull’attuazione, piuttosto che sulla quantità di regole“, il messaggio per la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen a firma Austria, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia e Svezia.
Per questo gruppo di Paesi, i tre quarti del club a dodici stelle, gli Stati membri e in particolare la Commissione dovrebbero pertanto “utilizzare tutti gli strumenti a loro disposizione, sia formali che informali, per garantire che le norme del mercato unico siano semplici, prevedibili, unificate e diligentemente applicate”. Un richiesta di semplificazione volta a dare meno centralità a Bruxelles e più libertà di manovra alle altre capitali, che chiedono anche correttivi volti a rinvigorire la libertà di circolazione, “soprattutto nei settori dei beni e dei servizi, dove sussistono ancora una notevole frammentazione e divergenza tra le normative nazionali”.
Delle quattro liberà fondamentali se ne menzionano due, perché da una parte l’unione dei mercati di capitali è un capitolo a parte che richiede ancora lavorio tecnico e politico, e dall’altra parte anche solo accennare la libertà di circolazione delle persone rischia di far deragliare sullo spinoso tema dell’immigrazione. Ci si sofferma dunque a quello che più preme a governi e imprese, di ogni settore: fare business. “La strategia per il mercato unico dovrebbe stabilire azioni concrete a breve e medio termine per facilitare il commercio transfrontaliero” da un Paese all’altro, ancora ostaggio di troppe frammentazioni e barriere, secondo i 20 Paesi firmatari del documento.
Gli Stati si dicono pronti a lavorare con l’esecutivo comunitario, ma si mette in chiaro che non si vuole una cabina di regia federale, quanto una più a trazione confederale. “La Commissione e il Consiglio per la competitività dovrebbero svolgere un ruolo centrale nella governance di questo processo”. Commissione più Stati membri, insomma. E non potrebbe essere altrimenti. Il ruolo degli Stati sarà fondamentale se non si vuole che gli stessi affossino il rapporto Draghi.