Bruxelles – Lunedì prossimo i ministri dell’euro dovranno eleggere il nuovo presidente del loro consesso, l’Eurogruppo, poichè il mandato dell’attuale, Jeroen Dijsselbloem, scade il 20 luglio. Per la prima volta si tratta di una partita aperta, poiché ci sono due candidati: Dijsselbloem che vuole la conferma e lo sfidante spagnolo Luis De Giundos.
C’è però un problema: non esistono regole scritte su come si elegge il presidente dell’Eurogruppo. Fino ad ora il candidato è stato sempre uno solo, prima Jean-Claude Juncker e poi l’olandese Dijsselbloem, dunque si è votato “per consenso”, cioè verificando che ci fosse un’approvazione generale senza disapprovazioni esplicite. Non si sono mai contati i voti, non sono mai stati registrati i favorevoli o i contrari, non si è mai espressa una preferenza, né a scrutinio palese né segreto. Non ci sono precedenti ai quali riferirsi, spiega un funzionario europeo molto vicino al dossier.
La questione sarà gestita dalla presidenza di turno lussemburghese, che, oltre a trovare un’idea deve anche confrontarsi con la richiesta spagnola di un voto palese, che renderebbe evidenti le divisioni e dunque “peserebbe” anche il consenso all’eletto, aprendo di fatto una situazione di maggioranza contro minoranza. Una ulteriore divisione che non aiuterebbe in questo delicato momento.
La scelta è molto politica, e in buona misura passa sopra alle preferenze dei singoli ministri. Le cancellerie europee gestiscono il dossier e non è detto che alla fine, lunedì, i candidati siano ancora due. Mostrarsi divisi non aiuta e dunque è possibile che un accordo sia trovato prima e si esca così dall’impasse del voto. Altrimenti gli esperti lussemburghesi, alla loro dodicesima presidenza di turno, dovranno dare il loro meglio.