Bruxelles – Grecia fuori dalle strategie energetiche comuni? Ormai tutto è possibile. Nessuno sa cosa può determinare una eventuale Grexit, e quindi nulla può essere escluso. Neppure un riavvicinamento energetico di Atene a Mosca – comunque già in atto – con un cambio di strategie e di equilibri geo-politici. Nella parte orientale dell’Europa da almeno un decennio si disputa una corsa al gas che vede coinvolti più attori: operatori energetici, consorzi, governi, associazioni di Stati (l’Ue). Interessi economici, giochi politici e mutamenti di equilibri hanno cambiato e stanno cambiando continuamente le carte in tavola. Ora spingere la Grecia fuori dall’Ue può aprire scenari nuovi. Partendo dalla fine, Russia e Turchia l’1 dicembre 2014 hanno annunciato la creazione di un progetto di gasdotto Turkish Stream in risposta ai blocchi dell’Ue sul progetto South Stream, gestito da Gazprom. Visto lo scontro tra l’Ue e la Russia per via della questione Ucraina, cosa potrebbe succedere se Mosca decidesse – come sta pensando – di realizzare Turkistream e dirottare il gas attualmente in transito per l’Ucraina?
Il primo ministro greco Alexis Tsipras sta cercando risposte, e già ad Aprile ha inviato a Mosca Panagiotis Lafazanis, ministro dell’Energia e uomo di vertice di Syriza, proprio per affrontare il tema energetico e discutere di Turkish Stream. Lo stesso Tsipras è volato da Putin, e lavora ad un consorzio internazionale di partecipazione al progetto. Grecia, Serbia, ex repubblica di Macedonia e Ungheria stanno negoziando con il Cremlino, complice anche l’assenza di un’unione energetica. Il presidente russo Vladimir Putin sta prospettando ad Atene la possibilità di essere l’ago della bilancia per gli approvvigionamenti in Europa. “La nuova rotta – ha detto Putin a proposito di Turkish Stream in occasione dell’ultimo incontro bilaterale con Tsipras – risponderà alle esigenze europee, facendo della Grecia uno dei principali centri di distribuzione nel continente”. Turkish Stream entrerà nel territorio dell’Ue attraverso la Grecia, facendo del Paese ellenico lo snodo per l’Ue intera. Anche perchè sul suolo ellenico correrà anche il gasdotto Tap, che dovrebbe rifornire l’Europa via Albania-Italia. A Tsipras l’idea di Putin non dispiace. “I nostri gasdotti riceveranno gas dal confine turco, e garantiranno la sicurezza energetica per la Grecia e il mercato europeo”. Ma se la Grecia non dovesse far più parte del mercato europeo?
Putin sta mettendo nelle mani degli ellenici uno strumento di “ricatto” per l’intera Ue in chiave politica. Il Cremlino sarebbe pronto a garantire “centinaia di milioni di euro l’anno” in pagamenti per il transito del gas russo sul suolo ellenico. In questo modo la Grecia avrebbe un motivo in più per non votare contro la Russia in Consiglio Ue, specie quando si dovrà parlare di sanzioni. Non solo. Entrando in Grecia Turkish Stream potrebbe essere interconnesso al gasdotto Tanap, originariamente concepito per trasportare il gas georgiano e del mar Caspio come alternativa alle forniture russe. Un modo per garantire anche che il Caucaso non si arricchisca e resti così sotto il controllo della Russia.