Bruxelles – La Grecia farà le riforme, ma saranno riforme “che faranno gravare i pesi su coloro che li possono portare”, accompagnate da “politiche di redistribuzione a favore delle classi più povere”. Nel suo intervento al Parlamento di Strasburgo il premier ellenico Alexis Tsipras, ha ribadito la sua volontà di trovare un accordo con l’Europa sul prestito, ma anche che non accetterà di portare ancora avanti le politiche di austerità imposte al suo Paese in passato. “Siamo chiari”, ha detto, “i fondi del prestito non sono mai arrivati al popolo greco, ma sono stati stanziati per salvare banche greche e europee”.
“Mi assumo la responsabilità per tutto quello che è accaduto negli ultimi mesi”, ha dichiarato, puntualizzando però che “la responsabilità fondamentale del vicolo cieco in cui è arrivata la Grecia e l’Europa non riguarda gli ultimi 5 mesi, ma gli ultimi 5 anni di attuazione di programmi che non ci hanno portato fuori da crisi”. Parlando all’Aula di Strasburgo, Tsipras, ha affermato che “non è esagerato” dire che la Grecia è stata “un laboratorio sperimentale di austerità”, e questo esperimento “non ha avuto successo”, visto che “la disoccupazione è alle stelle, così come sono aumentate la povertà e l’emarginazione sociale”. Non solo, “è aumentato il debito che prima dei programmi era del 120% del Pil e ora è al 180%”. “La Grecia e il suo popolo – ha continuato il leader di Syriza – hanno fatto sforzi senza precedenti negli ultimi tempi, e ora la loro resistenza è esaurita”.
“Io non sono uno di quei politici che ritengono che per tutte sofferenze del mio Paese siamo colpevoli gli stranieri cattivi”, ha assicurato Tsipras secondo cui “se siamo arrivati sull’orlo del fallimento è perché per moltissimi anni i governi hanno creato uno Stato clientelare e rafforzato la corruzione, hanno rafforzato l’intreccio tra potere politico e economia, lasciando incontrollata l’evasione dei grandi ricchi”.
Il premier ellenico ha citato un rapporto di Credit Swiss che afferma che “il 10% dei greci gestisce il 56% ricchezza nazionale”, e questo 10% “nel periodo dell’austerità è rimasto fuori dal mirino e non ha portato il peso che hanno portato gli altri”, e perciò quello che serve ora sono “riforme affidabili”, che assicurino “una giusta distribuzione dei pesi, facendoli gravare su coloro che li possono pagare, quelli che negli 5 anni sono stati protetti dai governi precedenti”, che hanno chiesto sacrifici solo a “lavoratori dipendenti, pensionati”, mentre “noi chiediamo politiche di redistribuzione nell’interesse delle classi più povere”, politiche che “portino a una crescita più sostenibile ed equilibrata”.
Tsipras ha criticato anche i “negoziati svoltisi a porte chiuse” e si è chiesto come è stato possibile “includere nella Troika il Fondo monetario internazionale, piuttosto che il Parlamento europeo”. A chi, come il liberale Guy Verhofstadt, lo criticava per non aver fatto o comunque proposto riforme, Tsipras ha risposto che “è vero negli ultimi 5 mesi più che a governare siamo stati impegnati a negoziare in condizioni di asfissia finanziaria”, però qualcosa è stato fatto come ad esempio “portare davanti alla giustizia molti evasori, fare un accordo con la Svizzera per far sì che i greci che hanno portato soldi all’estero pagassero tasse, abbiamo fatto una legge per evitare triangolazioni finanziarie, chiesto ai proprietari delle Tv di pagare tasse e rafforzato i controlli doganali per colpire il contrabbando”. Certo, ha ammesso, “dobiamo fare molto di più, ma non abbiamo avuto tempo”. Tsipras ha risposto anche a chi affermava che se non pagherà il debito altri Stati e altri cittadini lo dovranno pagare al posto suo. “Vogliamo un programma sostenibile e la ristrutturazione proprio perché vogliamo per pagare debiti – ha assicurato – non per farci prestare atri soldi per usarli per pagare ancora debiti”.