da uno dei nostri inviati
Il giorno dopo lo storico No della Grecia, Atene è tornata alla normalità. I cittadini hanno passato di nuovo la palla ai loro leader e ora riprendono la loro vita regolare. In piazza Syntagma ci sono ancora degli attivisti con le loro bandiere ma tutto attorno, passeggiando per le vie del centro, si trovano i negozi che lavorano regolarmente, le persone che prendono la metro per andare al lavoro (chi ce l’ha), e addirittura alcune banche aperte, anche se con i limiti imposti ai movimenti di capitali. Il chiasso e le reazioni dei mercati e delle cancellerie europee sono lontani, e ci sono grandi aspettative tra le persone.
Chiedo a un ragazzo che sta sistemando i libri della sua bancarella cosa pensa del risultato, lui non mi guarda neanche e continuando quello che stava facendo mi risponde semplicemente: “Sono stanco di parlare del referendum, ti dico solo che ieri abbiamo mandato un grande vaffanculo all’Europa, e io ne sono così felice…”. Antonis, un signore sulla cinquantina che incontro in un giardinetto poco più avanti, si dice sbalordito dell’alta percentuale che hanno ricevuto i no, quasi il 63%. “Qualsiasi cosa pensino a Bruxelles adesso sanno che il popolo è contro questo accordo, e quindi dovranno ascoltare le richieste di Tsipras”. Si parla di nuova chiusura delle banche, c’è chi prevede scenari catastrofici per l’economia, per il turismo, niente di questo ti spaventa?, gli chiedo. “Le cose qui non vanno bene da tempo, ma l’Europa capirà che non ci può abbandonare. Il nostro Paese adesso è come una casa che ha preso fuoco, e le fiamme stanno crescendo. Ma quando una casa prende fuoco bisogna spegnere l’incendio prima che si propaghi in tutto il quartiere. E il nostro quartiere è l’Europa. Se non vogliono che bruci tutto devono preparare l’acqua, e la prepareranno”.
Ma non tutti sono così ottimisti. Daniel ha 30 anni e ieri ha votato SI. “Io già guadagno solo 700 euro al mese, se le cose peggiorano per la Grecia peggioreranno anche per me. Tsipras ha fatto una scelta irresponsabile e se nei prossimi giorni la Bce non deciderà di aiutarci, le banche chiuderanno, l’economia andrà al collasso. Ieri sera gli anarchici a Exarchia hanno fatto i primi scontri. Se le cose peggiorano qui non saranno solo gli anarchici a fare scontri, noi greci siamo pazzi, te lo assicuro”.
Alkis non condivide questi scenari catastrofici, nel suo bar continua a lavorare tranquillo e anzi, quando inizio a parlare di referendum sorride felice. “Adesso abbiamo di nuovo una speranza – afferma – La vita è dura, ed è peggiorata da quando sono iniziate le nuove trattative mesi fa, ma non sarebbe stato un accordo a farla migliorare, un accordo a quelle condizioni avrebbe potuto solo peggiorare le cose”. Ti riferisci all’Iva al 23%?, gli chiedo visto che quello sarebbe il provvedimento che lo toccherebbe in maniera più diretta. “Non solo, ma certamente per noi sarebbe una rovina passare dal 13 al 23 tutto di un colpo, anche se gli alcolici sono già al 23%, per il nostro settore sarebbe un grave colpo. Lo sarebbe per tutto il turismo che per noi è la principale fonte di economia”. E cosa pensi dello sconto del 20% per le isole, pensi sia giusto o è un privilegio? “È giustissimo – afferma convinto – Ascolta, io lavoro ad Atene, il mio commercio è peggiorato negli ultimi mesi perché i greci spendono meno, ma i turisti qui ci sono sempre e me la cavo. Sulle isole i turisti ci vanno solo 3 mesi all’anno, se gli togli anche quei guadagni li uccidi”.
Neanche la notizia delle dimissioni di Yanis Varoufakis, sostituito da Euclid Tsakalotos al ministero delle Finanze, sembra impensierire gli ateniesi. Tutti mi ripetono “ma tanto è lo stesso, la pensano allo stesso modo, solo con stili differenti”, un edicolante mi dice “sono pure amici da vent’anni, e poi Varoufakis ricomparirà”. Sono in tanti qui ad ammirare l’ormai ex ministro, il suo stile da duro ha inorgoglito i greci che hanno apprezzato il fatto che non si sia mai dimostrato impaurito dai suoi avversari, ma anzi con loro facesse anche lo sbruffone. “Sostituirlo con Tsakalotos è stata un’altra grande mossa di Tsipras, ora le trattative saranno più facili perché volenti o nolenti i creditori dovranno cedere, anche sul debito, ci sono già i primi leader di altri Paesi che fanno aperture”, dice Daniel, un ragazzo di 28 anni che fa la promozione di usb per internet in un angolo della strada. Neanche lui ha paura di eventuali ‘catastrofi’ economiche o finanziarie. “Mah, al massimo dovrò fare la fila al bancomat e aspettare 15 minuti per ritirare, ma non ci sarà nessun disastro vedrai”, mi dice sicuro. Poi mi spega la sua teoria: “Tsipras sta giocando a scacchi con loro, e quando giochi a scacchi a volte per vincere devi sacrificare la regina. Varoufakis è la regina. Ma con questa mossa vinceremo, e lui festeggerà da lontano”.