Bruxelles – “La regina dei rifiuti” è il nome con cui si faceva chiamare Bella Nilsson, ex-amministratrice delegata della società svedese di smaltimento rifiuti Think Pink. Nilsson è attualmente sotto accusa insieme ad altre dieci persone per aver seppellito e scaricato illegalmente tonnellate di rifiuti in 21 siti in 15 comuni della Svezia.
Come riporta il Guardian, le accuse riguardano sia il danno ambientale che quello economico per tutti gli imputati. L’azienda, nel periodo tra il 2018 e il 2020, era famosa per lo smaltimento e il riciclaggio di rifiuti a basso costo, facilmente riconoscibile grazie ai sacchi rosa che utilizzava per il servizio.
Peccato che “la regina dei rifiuti” e i suoi collaboratori abbiano scaricato almeno 200.000 tonnellate di spazzatura in tutto il territorio svedese, causando il rilascio di sostanze inquinanti come piombo, zinco e diossine. In aggiunta, ci sono stati numerosi incendi causati dai cumuli di rifiuti, che hanno ulteriormente aggravato la situazione. I detriti venivano nascosti in siti in costruzione o demolizione e poi sepolti, avvolti in balle di plastica.
L’avvocato della signora Nilsson (che nel frattempo ha cambiato nome in Fariba Vancor), la quale dichiara di avere agito in conformità con la legge e di essere vittima di trame da aziende rivali, sostiene che ci sia una spiegazione per questi crimini. Il processo, che inizierà a breve, si prospetta essere meno semplice delle spiegazioni di Nilsson, dal momento che durerà circa nove mesi e sarà supportato da un rapporto della polizia di 50.000 pagine.
Il procuratore capo Linda Schön ha commentato il caso chiedendosi se qualcuno si fosse interrogato sull’effettiva capacità di Think Pink di riciclare i rifiuti raccolti nelle famose buste rosa e sul basso prezzo richiesto per il servizio. L’evidenza dimostra di no, tanto che il caso è stato definito da Anders Gustafsson, uno dei pubblici ministeri del processo, come il “più grande crimine ambientale in Svezia in termini di portata e organizzazione”.