Bruxelles – Il governo delle isole Canarie potrebbe portare Madrid in tribunale. L’esecutivo spagnolo avrebbe “abbandonato” l’arcipelago alla crisi migratoria, senza supportarlo adeguatamente. Gli ingressi irregolari stanno aumentando anche a Ceuta, la città autonoma sullo Stretto di Gibilterra. Mentre il governo cerca di correre ai ripari siglando accordi con i Paesi di origine e transito dei migranti, la situazione sta diventando politicamente bollente, al punto da creare screzi non solo tra la maggioranza di centro-sinistra e le opposizioni, ma anche all’interno dei due campi contrapposti.
Lunedì (2 settembre) il presidente del governo delle isole Canarie (e leader del partito di centro-destra Coalición Canaria), Fernando Clavijo, ha annunciato che il suo esecutivo sta considerando di avviare un’azione legale contro lo Stato spagnolo poiché, a suo dire, “sta trascurando le sue funzioni”, “abbandonando” la comunità autonoma a gestire da sola i crescenti numeri di migranti che sbarcano nell’arcipelago. E così, il governatore ha ventilato l’apertura di un “dibattito giuridico” con Madrid, per evitare “che l’emergenza diventi la norma”.
Le strutture canarie, ha sottolineato Clavijo, hanno finora fornito assistenza e cure sia agli anziani sia ai minori non accompagnati sbarcati sull’arcipelago. Ma potrebbero presto non essere più in grado di garantire le adeguate tutele per i migranti che non hanno ancora raggiunto la maggiore età, che sono già un problema di difficile gestione. Tra le altre cose, il presidente della comunità ha lamentato anche i mancati aiuti economici (pure promessi da Madrid, a sentire Clavijo), a partire dal rimborso dei circa 150 milioni di euro già erogati dal governo delle Canarie per gestire quella che non dovrebbe essere una sua responsabilità. Secondo le stime delle organizzazioni locali, qualcosa come 75mila migranti potrebbero tentare la rotta atlantica (appunto attraverso le Canarie) solo tra settembre e ottobre prossimi. Nel 2024, gli arrivi sono stati circa 12.500, e attualmente sono presenti sulle sette isole spagnole circa 6mila minori non accompagnati.
Un nuovo incontro con il premier socialista Pedro Sánchez dovrebbe essere in programma per il prossimo 9 settembre, mentre domani (4 settembre) Clavijo si recherà a Ceuta, l’exclave spagnola di fronte a Gibilterra che insieme all’arcipelago dell’Atlantico è il territorio sottoposto alla maggiore pressione migratoria in questo periodo. Stando ai dati forniti dal governo della città autonoma, gli ingressi di migranti irregolari a Ceuta sono aumentati di sei volte rispetto all’anno scorso, con le strutture per l’accoglienza dei minori non accompagnati che opererebbero ad una capacità del 360 per cento.
La strategia di Madrid, per ora, è quella di siglare accordi con i Paesi africani di origine e di transito dei flussi, secondo quella pratica di esternalizzazione delle frontiere che è ormai ben rodata in Europa e che è stata applicata sulle diverse sponde del Mediterraneo dalla Libia all’Albania, dalla Tunisia alla Turchia. Sánchez si è recato in visita ufficiale in Mauritania, Gambia e Senegal la scorsa settimana, dove ha firmato altrettanti patti per promuovere la cosiddetta migrazione circolare (cioè schemi di migrazione economica riconosciuti a livello bilaterale tra due Paesi) attraverso vie legali e sicure.
Il problema, secondo Clavijo, è soprattutto politico. Il governatore canario ha puntato il dito contro il Partido popular (Pp), il principale partito dell’opposizione che rappresenta i conservatori di centro-destra, reo di aver affossato una proposta legislativa avanzata congiuntamente dalla Coalición Canaria, dal Psoe di Sánchez e dalla sinistra radicale di Sumar. Da allora, ha lamentato Clavijo, l’intero Paese starebbe aspettando una risposta dal Pp (il quale, peraltro, fa parte della coalizione tripartitica che governa alle Canarie) che, però, tarda ad arrivare.
Durante una votazione al Congresso, lo scorso 23 luglio, il governo è finito sotto per 171 a 177 e non è riuscito ad approvare una modifica alla Ley de Extranjería che avrebbe stabilito un meccanismo vincolante di ridistribuzione dei minori migranti non accompagnati tra le comunità autonome della Spagna, con l’obiettivo di alleviare la pressione sulle aree più interessate dai flussi come appunto le Canarie e Ceuta. Alla maggioranza di Sánchez sono mancati i voti cruciali degli indipendentisti catalani di Junts, che si sono rifiutati di appoggiare l’emendamento per non “continuare a saturare la Catalogna” di immigrati.
La dimensione politica dello scontro sulla migrazione, tuttavia, è trasversale e non ricalca solo le divisioni tra governo e opposizioni. Sul versante della maggioranza, oltre alla defezione di Junts, il premier Sánchez sta subendo anche il fuoco amico dei partner alla propria sinistra per le sue affermazioni circa la necessità di rimpatriare i migranti irregolari. Un approccio “straordinariamente preoccupante”, nelle parole della portavoce di Sumar Elizabeth Duval, che ha deplorato non solo la radicalizzazione delle posizioni dei conservatori ma anche “che il Psoe ha deciso di seguire questa strada”. “Copiare la ricetta della destra e dell’estrema destra avvantaggia solo loro”, ha dichiarato Duval.
Ma anche nel campo della destra, che comprende oltre al Pp anche i partiti più radicali Vox e Se acabó la fiesta (Salf), ci sono state alcune frizioni. A luglio, ad esempio, diversi governi regionali retti dalla coalizione Pp-Vox sono entrati in crisi per via della decisione dei conservatori di accogliere, ridistribuendoli tra le varie comunità autonome, 400 minori non accompagnati che erano sbarcati proprio alle Canarie. Ma per Clavijo, che col Pp governa nell’arcipelago, che quella migratoria “non è una questione politica o territoriale” bensì “un dramma umanitario cui l’Europa e la Spagna devono rispondere”. Il governatore canario ha definito “meschina” e “miserabile” l’estrema destra spagnola per i suoi tentativi di ottenere vantaggi elettorali “dalla morte, dalla fame e dalla miseria dei bambini”.