Bruxelles – Climate Action Network (Can) Europe e Global Legal Action Network (Glan) presentano le argomentazioni scritte finali in una causa accelerata sul clima presentata a febbraio di quest’anno.
Le Ong sostengono che l’esecutivo europeo stabilisce limiti illegittimi alle emissioni annuali entro il 2030 per ogni Paese dell’Ue nei settori dell’edilizia, dell’agricoltura, dei rifiuti, della piccola industria e dei trasporti, che coprono circa il 57 per cento delle emissioni totali di gas serra dell’Ue-27.
Le Ong sostengono che l’ambizione climatica complessiva dell’Ue rimane “allarmantemente lontana dal limite di 1,5°C dell’Accordo di Parigi”. Si tratta anche di un invito ai responsabili politici dell’Ue ad accelerare l’azione per il clima e ad andare oltre l’inadeguato livello di ambizione del pacchetto legislativo Fit for 55, consentendo così forti riduzioni delle emissioni nel breve termine e raggiungendo almeno il 65 per cento di riduzioni lorde delle emissioni entro il 2030.
Nella causa legale, Can Europe e Glan sostengono che le assegnazioni decise sono contrarie al diritto ambientale e agli impegni internazionali. Questi includono l’Accordo di Parigi, la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea e l’Articolo 191 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea.
“La Corte europea dei diritti dell’uomo ha chiarito ad aprile che gli Stati sono obbligati ad adottare obiettivi di emissioni basati sulla scienza, coerenti con la limitazione del riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi. Abbiamo sottolineato come gli obiettivi dell’Ue per il 2030 non siano derivati dalla migliore scienza climatica disponibile, un punto che la Commissione non ha nemmeno contestato nella sua difesa del nostro caso. Al contrario, ha cercato di far chiudere il caso sulla base di meri tecnicismi”, ha dichiarato Gerry Liston, Avvocato Senior di Glan.
Le Ong sottolineano “una serie di difetti legali nell’obiettivo 2030 e nella Valutazione d’Impatto che lo accompagna, da cui deriva che le assegnazioni annuali di emissioni violano la legge ambientale”. L’udienza presso il Tribunale potrebbe tenersi nella seconda metà del 2025 e la sentenza potrebbe essere emessa all’inizio del 2026. Il risultato finale desiderato sarebbe una sentenza che costringa la Commissione a rivedere e aumentare i limiti nazionali di emissioni annuali.
“Dobbiamo utilizzare tutti i canali disponibili per spingere la Commissione Europea a portare l’ambizione climatica dell’UE in linea con la sua giusta quota per l’obiettivo di 1,5°C dell’Accordo di Parigi. L’Ue deve accelerare la riduzione delle emissioni e raggiungere almeno un taglio del 65 per cento entro il 2030, se vuole essere un attore credibile”, ha dichiarato Sven Harmeling, Responsabile Clima della CanEuropa.
Il Presidente del Tribunale dell’Ue ha dato priorità a questo caso rispetto ad altri, evidenziandone l’urgenza e l’importanza. Ciò comporterà l’adozione di una sentenza in tempi più rapidi del solito.