Bruxelles – Quanto costa all’ambiente una “superfabbrica” di Tesla? È un quesito che sta agitando l’opinione pubblica tedesca da quando l’azienda texana ha annunciato l’espansione del suo stabilimento berlinese. A preoccupare i residenti (e animare gli attivisti) è soprattutto l’abuso delle risorse naturali, specie l’acqua che scarseggia nell’area, nonché il disboscamento selvaggio dell’area.
I lavori del colosso statunitense dell’auto elettrica, di proprietà di Elon Musk, per espandere un impianto di produzione a Grünheide, appena fuori la capitale tedesca, hanno portato tra il marzo 2020 e il maggio 2023 alla bonifica di circa 329 ettari di foresta, un’area traducibile in circa 500mila alberi. Questi, almeno, i dati elaborati a partire dalle immagini satellitari analizzate da Kayrros, un’azienda che opera nell’ambito della cosiddetta intelligence ambientale, e ripresi dal Guardian. Antoine Halff, capo analista di Kayrros, ha stimato il danno atmosferico dell’abbattimento in circa 13mila tonnellate di CO2 (pari all’emissione annuale di circa 2.800 auto a combustione negli Usa).
Nei mesi scorsi il sito di Grünheide era già stato teatro di numerose proteste degli attivisti ambientalisti, che non di rado hanno portato a scontri con le forze dell’ordine. A maggio, 800 di loro (soprattutto membri del collettivo Disrupt Tesla) avevano tentato di entrare nelle strutture della fabbrica, operativa dal marzo 2022, in risposta all’annuncio del progetto di espansione nella zona boschiva limitrofa. Un annuncio che, del resto, aveva trovato la popolazione locale ampiamente contraria: in un referendum legalmente non vincolante dello scorso febbraio, circa il 65 per cento degli abitanti si erano opposti all’ampliamento dello stabilimento.
Da allora, le proteste organizzate – cui, oltre i residenti, partecipano anche sigle di attivisti ecologisti ed anti-capitalisti dal resto del Paese – si sono susseguite senza soluzione di continuità, con alcuni accampamenti semi-permanenti eretti nei boschi circostanti (anche con case sospese sugli alberi). A marzo, l’impianto ha dovuto fermare la linea produttiva a causa di un incendio appiccato ad una centralina elettrica da un altro gruppo di attivisti, che secondo alcune stime avrebbe provocato danni per centinaia di milioni di euro.
Con grande scorno degli abitanti locali, Tesla è autorizzata a utilizzare 1,4 miliardi di metri cubi d’acqua ogni anno, in una delle regioni più aride dell’intera Germania. “Rubano l’acqua ai residenti” è l’accusa mossa al colosso texano dell’automotive da Manu Hoyer, una 64enne che anima il movimento di protesta, preoccupata – come i suoi concittadini – non solo dalla scarsità delle risorse acquifere ma anche dalla loro possibile contaminazione a causa dei solventi e delle sostanze utilizzate nello stabilimento.
L’azienda di Musk mira a produrre un milione di veicoli l’anno nella megafabbrica di Berlino (l’unica nel Vecchio continente), e i suoi piani sono stati approvati dalle autorità del Brandeburgo a luglio. Tuttavia, lo scorso febbraio il ritmo di produzione si aggirava intorno alle 6mila unità alla settimana, meno di un terzo del target necessario per centrare l’obiettivo annunciato.