Bruxelles – “Tutte le istituzioni che si occupano di diritti umani dovrebbero accogliere il referendum della Grecia come un’eloquente espressione di autodeterminazione del popolo greco”. Anche le Nazioni Unite intervengono a proposito della consultazione pubblica indetta dal governo di Alexis Tsipras, all’interno di un dibattito che ormai ha assunto dimensioni mondiali. A pronunciarsi sono due esperti indipendenti dell’Ufficio dell’Alto commissariato per i Diritti umani dell’Onu, Alfred de Zayas e Virginia Dandan, responsabili rispettivamente della promozione di un ordine internazionale democratico e giusto, e del diritto alla solidarietà internazionale (qui il parere).
Come base legale del proprio ragionamento, gli esperti citano l’articolo 103 della Carta delle Nazioni unite, secondo il quale in caso nessun accordo o debito contratto da uno Stato può obbligarlo a violare lo statuto dell’Onu. Per questa ragione, “nessun trattato o prestito può forzare un Paese a violare i diritti civili, culturali, economici, politici e sociali della sua popolazione. E nessun prestito può negare la sovranità di uno Stato”, spiegano de Zayas e Dandan.
Facendo riferimento al primo articolo della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici (entrata in vigore nel 1976), gli esperti sostengono che “un ordine internazionale democratico e giusto richiede la partecipazione di tutte le parti interessate dal processo decisionale e il rispetto per questo processo, che può essere compiuto al meglio attraverso la solidarietà internazionale e un approccio alle soluzioni di tutti i problemi (incluse le crisi finanziarie) che tenga in considerazione i diritti umani”.
“È deludente che l’Fmi e l’Ue abbiano fallito nel cercare una soluzione che non richiedesse ulteriori misure di austerità – continuano gli esperti Onu – alcuni leader hanno espresso insoddisfazione davanti all’idea di indire un referendum in Grecia. Perché? I referendum sono in linea con le migliori tradizioni democratiche di governo”. “Nessuno – aggiungono – può aspettarsi che il primo ministro della Grecia rinunci agli impegni presi nei confronti del popolo che lo ha eletto con un chiaro mandato per negoziare una soluzione giusta che non smantelli la democrazia greca e non porti a maggiore disoccupazione e miseria sociale”.
Gli esperti indipendenti delle Nazioni unite tecnicamente non sono considerati parte dello staff Onu, ma il loro contributo libero da qualsiasi legame con governi o organizzazioni è utilizzato all’interno delle Procedure speciali del Consiglio sui Diritti umani, il cui compito è monitorare la situazione dei vari Paesi e, se necessario, indirizzare loro delle raccomandazioni specifiche. Non è la prima volta che questi esperti si pronunciano contro l’ormai ex Troika, ora Istituzioni (Fondo monetario internazionale, Commissione Ue e Banca centrale europea). Il 2 giugno, Juan Pablo Bohoslavsky aveva chiesto che “i diritti umani non si fermassero sulla soglia delle istituzioni internazionali”. Nel 2013, invece, gli esperti indipendenti di debito estero e diritti umani avevano affermato che le politiche di austerità avevano spinto l’economia greca in una recessione economica e a una generale diminuzione dei diritti umani nel Paese.