Bruxelles – Istituzioni e Paesi che hanno imposto tagli e austerità alla Grecia “hanno una responsabilità criminale”. Non usa giri di parole Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia e professore alla Columbia University, che in un’intervista telefonica alla rivista Time è intervenuto nel dibattito sulla crisi di Atene. Stiglitz ha ricordato che quando la Grecia era all’inizio della sua recessione economica alcuni funzionari greci gli dissero di volere un pacchetto di misure d’incentivazione economica per promuovere la crescita e creare posti di lavoro. Il premio Nobel, che all’epoca aveva appena prodotto un influente rapporto per le Nazioni Unite su come affrontare la crisi finanziaria globale, acconsentì al fatto che questo sarebbe stato il miglior modo di procedere. I creditori esteri, invece, imposero un rigido programma di austerità che dal 2010 ha causato il crollo del 25% dell’economia del Paese.
“Ciò che hanno chiesto ha causato una depressione profonda con effetti a lungo termine – continua il professore della Columbia University – non credo che Europa e Germania abbiano le mani pulite. Il mio punto di vista è che debbano riconoscere la loro complicità e dire: ‘Guardate, il passato è passato. Abbiamo fatto degli errori. Come facciamo ora ad andare avanti?”. Secondo il premio Nobel, a questo punto la soluzione migliore sarebbe cancellare il debito greco, o almeno sospenderne il pagamento per i prossimi 15 anni, in modo da dare al Paese il tempo di riprendersi.
Non è la prima volta che Joseph Stiglitz critica pubblicamente le politiche di austerità delle istituzioni, la ormai ex Troika, cioè Commissione europea, Fondo monetario internazionale e Banca centrale europea. Il 5 giugno, insieme ad altri 25 autorevoli economisti internazionali, aveva scritto al Financial Times per lanciare un appello alle istituzioni creditrici. “Serve un accordo rivisto e a lungo termine”, chiedeva il testo, “altrimenti il fallimento della Grecia è inevitabile”.