Tutta questa storia della Grecia alla fine si riduce a una grande parodia dell’esame di maturità. La stagione è quella, le parti sono le stesse e qualsiasi cosa succeda, dopo verranno comunque le vacanze.
Ha rivelato tutto Lagarde con il suo commento sugli adulti in aula. Membro esterno scomodo della commissione d’esame, la severa professoressa vuole portare alla luce del sole l’impreparazione di Tsipras e Varoufakis, i due lavativi della classe in diverso modo somari. Tsipras era quello impegnato politicamente, che comperava tre giornali e fingeva di leggerli di nascosto sotto il banco, faceva ridere le ragazze con le sue battute ma riusciva a non farsi mai beccare dai professori. Con quella faccia da bravo ragazzo è difficile infierire su di lui. Andava bene in storia e filosofia, in greco viveva di rendita (una rimandatura lo aveva irrobustito) italiano e latino si arrabattava, matematica copiava. Da Varoufakis, che invece in matematica e fisica se la cavava bene, gli piacevano perfino, anche se ogni tanto si perdeva in teorie tutte sue. Non gliene fregava di politica, storia e filosofia le studiava sul Bignami e il resto arrancava perché, per atteggiarsi, in classe si distraeva cercando di leggere di nascosto grossi romanzi che non gli piacevano neanche. Poi i pomeriggi li passava in giro a far niente. Una classe molto numerosa la loro, con gente che viene dai posti più strani. Quei quattro provinciali dei baltici, studiosi ma limitati. Scarpe grosse e cervello fino, si dice in questi casi. Ma la prima generazione di boscaioli che arriva al classico fa sempre un po’ fatica ad ambientarsi. Manca il background. I brillanti nordici vanno benone, oltre al liceo fanno anche il conservatorio, il corso di tango, il corso di russo e appena c’è bel tempo tutti in barca a vela. Hollande e la Cameron sono un po’ incostanti ma nessuno si azzarda mai a rimproverarli perché sono di troppo buona famiglia. Quei tre paraculi latini invece sono sempre sulla sufficienza e la spuntano solo perché i genitori vanno continuamente a parlare con i professori. “Professore è un’età difficile, in fondo sono solo ragazzi, devono trovare la loro strada” dice la mamma tignosa. “Sì, signora, ma suo figlio è svogliato, bisogna che studi di più…” allarga le braccia l’insegnante senza rendersi conto che però si è già commosso e mollerà la sufficienza. I ragazzi dell’est giocano un po’ sul vittimismo: a loro si perdona tutto, c’hanno avuto il comunismo da piccoli e noi non possiamo neanche immaginare cosa vuol dire venire su senza poter guardare Rai Uno. Infine c’è la secchiona Merkel, che ha sempre passato le soluzioni dei problemi e risposto ai bigliettini durante i compiti in classe. Lo faceva per rendersi simpatica, per avere un sorriso in cambio da quei bellocci irraggiungibili di Tsipras e Varoufakis. Ma in realtà non poteva sopportarli e si augurava il loro naufragio.
Agli scritti Tsipras e Varoufakis sono passati per il rotto della cuffia. Hanno fatto entrambi il tema su Malala e sparato un sacco di luoghi comuni sulla parità di genere e il diritto all’istruzione e la libertà. A vendere aria fritta sono sempre stati bravi. La versione di latino qualcuno ne ha scritto un pezzo sul muro del cesso e così sono riusciti a metterla insieme. C’era lo stesso qualche errore, ma è andata. Poi Juncker e Draghi, vecchi professori, hanno avuto molta benevolenza per i due discoli, soprattutto perché non vogliono ritrovarseli un altro anno. Adesso però c’è l’orale e Lagarde non è disposta a farsi fregare. Lei ha una reputazione di castigamatti da difendere. Ne ha bocciati tanti perché lei crede nel merito e nel sacrificio. La severità, la frugalità e il rigore sono la sua estasi. Quando vede qualcuno che risparmia in perle naturali, le viene un tuffo al cuore. Se Tsipras e Varoufakis passeranno l’esame, sarà solo col voto minimo e con una grande umiliazione.
Quanto al dopo, Tsipras forse farà scienze politiche e già si dice fra sé e sé che stavolta bisognerà mettersi a studiare. Varoufakis è indeciso fra prendersi un anno sabbatico o iscriversi a economia e commercio. Ma un po’ ha paura di annoiarsi con l’anno sabbatico, quindi magari si iscrive subito e poi vede. Degli altri compagni di classe non si sa bene cosa succederà. Era una classe di gente troppo diversa. Non hanno mai legato. Forse fra trent’anni qualcuno organizzerà una cena di classe e in pochi si rivedranno. Ci sarà di sicuro la Merkel, tutta truccata, diventata dirigente di una grossa azienda pubblica. Poi ci saranno i paraculi latini, che invece saranno diventati avvocati o notai. Verranno anche un paio di nordici: uno avrà avviato un’impresa informatica e quell’altro sarà nella finanza. Il più silenzioso tra i baltici arriverà per primo al ristorante, impaziente di raccontare che è diventato ballerino di danza classica. Sarà una cena un po’ squallida, si riderà poco e ognuno ricorderà cose diverse. Nessun ragazzo dell’est si farà più sentire. Non erano mai stati granché socievoli.