Bruxelles – Un’altra conferma, forse quella più calda, almeno in Francia. Perché, nonostante i negoziati per la formazione del nuovo governo siano ancora in stallo – con la priorità dei Giochi Olimpici che stanno assorbendo l’opinione pubblica – Thierry Breton è stato confermato dal presidente francese, Emmanuel Macron, come candidato commissario per la Commissione von der Leyen-bis. Anche se ci sarebbe tempo fino al 30 agosto per presentare le candidature a Bruxelles, l’inquilino dell’Eliseo tira dritto per la sua strada e non fa alcuna concessione al Nuovo Fronte Popolare, la prima forza all’Assemblea Nazionale dopo le elezioni anticipate di fine giugno/inizio luglio.
“Thierry Breton, in virtù delle proprie qualità e della propria esperienza, in particolare durante il suo
precedente mandato, ha dimostrato la competenza generale e l’impegno per l’Europa“, si legge nella lettera indirizzata giovedì scorso (25 luglio) alla presidente della Commissione Ue rieletta, Ursula von der Leyen, e resa pubblica oggi (30 luglio). Macron parla proprio dell’esperienza accumulata nel corso degli scorsi cinque anni di mandato al Berlaymont, che “gli consentirà di continuare a svolgere in modo indipendente le importanti responsabilità che vorrete affidargli all’interno del Collegio“. Non sarà controversa come la conferma dell’ungherese Olivér Várhelyi, ma rispetto a quelle di altri tre suoi colleghi della Commissione von der Leyen uscente – lo slovacco Maroš Šefčovič, il lettone Valdis Dombrovskis e l’olandese Wopke Hoekstra – quella di Breton è una nomina destinata a creare non poche polemiche a Parigi.
Lo aveva già anticipato poche settimane fa al Parlamento Europeo Jean-Luc Mélenchon, leader di La France Insoumise, primo partito nella coalizione di sinistra che ha sconfitto il Rassemblement National di Marine Le Pen. Tracciando il parallelo tra la Francia di oggi e “l’ancien régime, dove l’unica regola era il piacere del principe”, Mélenchon aveva citato proprio l’esempio della nomina del futuro commissario europeo francese: “Normalmente se c’è qualcuno di nuovo da nominare, il presidente della Repubblica dovrebbe tenere conto dei risultati elettorali“, ma nella “monarchia presidenziale” francese “è una domanda da fare al principe”, era stato l’attacco del leader di sinistra radicale. Macron ha risposto con due settimane di ritardo, confermando il politico indipendente (ma vicino ai liberali di Macron), ex-ministro dell’Economia, delle finanze e dell’industria (tra il 2005 e il 2007) e dal 2019 commissario europeo per il Mercato interno.
Oltre Breton, le altre candidature finora
Oltre alla Germania, che esprimerà la presidenza della Commissione con Ursula von der Leyen, e all’Estonia, che vedrà l’ex-premier Kaja Kallas diventare alta rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza – entrambe le nomine sono di competenza del Consiglio Europeo, che ha fatto le sue scelte al vertice dei leader Ue del 27 giugno – dalle settimane successive alle elezioni europee di inizio giugno a oggi è arrivata l’ufficialità delle candidature da parte dei governi di Slovacchia, Lettonia, Slovenia, Irlanda, Svezia, Finlandia, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Ungheria e Francia. Va però ricordata la richiesta di von der Leyen sulla parità di genere nelle candidature – vale a dire che i governi dovrebbero presentare il nome di un uomo e il nome di una donna – per permettere alla presidente rieletta di comporre un Collegio con egual numero di commissari e commissarie. Fanno eccezione solo i governi che decidono di confermare il commissario o la commissaria uscente, come la Francia con Breton, appunto.
Per quanto riguarda i dieci nomi finora arrivati, la Slovacchia ha ricandidato il vicepresidente esecutivo uscente della Commissione Ue responsabile per le Relazioni interistituzionali e il Green Deal, Maroš Šefčovič, che potrebbe arrivare così al quarto mandato consecutivo. La Lettonia ha deciso di scegliere per la terza volta consecutiva il vicepresidente esecutivo uscente dalla Commissione Ue responsabile per l’Economia, Valdis Dombrovskis. Nuovo nome invece per la Slovenia, che ha scelto l’avvocato ed economista Tomaž Vesel, già presidente della Corte dei Conti nazionale e del Comitato di audit e compliance della Fifa.
Per l’Irlanda c’è l’esponente del centro-destra di Fianna Fáil ed ex-ministro per la Spesa pubblica e le riforme (2020-2022) e per le Finanze (2022-2024), Michael McGrath. Il governo della Svezia ha deciso di puntare sulla ministra per gli Affari Europei, Jessika Roswall, mentre la Finlandia sull’eurodeputata che dal 2014 siede tra le fila del Partito Popolare Europeo Henna Virkkunen. Ultime in ordine cronologico le candidature da parte del nuovo governo di destra dei Paesi Bassi del commissario europeo uscente responsabile per l’Azione per il clima, Wopke Hoekstra, da parte del governo conservatore della Repubblica Ceca del ministro in carica dell’Industria e del commercio, Jozef Síkela, e di quello ungherese del commissario europeo uscente responsabile per l’Allargamento e la politica di vicinato, Olivér Várhelyi.
Il governo di destra dell’Italia presieduto da Giorgia Meloni non ha ancora sciolto la riserva sul candidato ufficiale, né ha fatto sapere quando lo renderà noto. Tuttavia, parlando in esclusiva a Eunews, il capo-delegazione di Forza Italia al Parlamento Ue, Fulvio Martusciello, ha dichiarato che “il commissario dovrebbe essere il ministro Raffaele Fitto, ne abbiamo già ampiamente dibattuto e quello sarà“. Fitto attualmente è ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr, ed espressione del partito Fratelli d’Italia, il partner maggiore della coalizione di governo con Forza Italia e Lega insediatasi il 22 ottobre 2022. Ha ricoperto la carica di eurodeputato tra il 1999 e il 2000 e poi tra il 2014 e il 2022 (dal 2019 co-presidente del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei), è stato presidente della Regione Puglia tra il 2000 e il 2005, e ministro per le Regioni e la coesione territoriale tra il 2008 e il 2011 nell’ultimo governo guidato da Silvio Berlusconi.