Bruxelles – In Grecia a pagare la crisi sono stati soprattutto i giovani, ma se il Paese ellenico dovesse andare in default la situazione rischia di aggravarsi ulteriormente. Già prima dell’insediamento del governo Tsipras la situazione era a dir poco drammatica: è vero che da un tasso di disoccupazione dei giovani al 59,5% del primo trimestre 2013 si è sceso al 49,9% di gennaio 2015, ma il programma di aggiustamento economico imposto da Atene ha ridotto il salario minimo del 32%, portando la retribuzione per gli under 25 a 511 Euro. In sostanza, rileva un’analisi del Parlamento europeo, “l’effetto positivo della diminuzione della disoccupazione è stato ridotto dalla dimunizione dei salari, dagli effetti inconsistenti delle riforme previdenziali e dalla sottoccupazione”. Quest’ultimo, poi, è diventato un fenomeno sempre più problematico nel corso degli anni. La sottoccupazione è in aumento, “aumentando il rischio di povertà”, avverte il Parlamento Ue. La quota di involontario lavoro part-time in Grecia è quasi raddoppiata, passando dal 5% al 11%.
Questa è la fotografia del Paese consegnato dagli elettori a Syriza e al suo leader Alexis Tsipras. Numeri che possano permettere un paragone non ce ne sono. Gli ultimi dati Eurostat, fermi a febbraio (une mese di governo Syriza) mostrano un aumento della disoccupazione giovanile dello 0,2% rispetto a febbraio, il che indica che Tsipras, almeno all’inizio, non ha potuto imprimere un cambiamento di rotta. Al contrario. Tsipras, al di là della partita negoziale per il programma di assistenza finanziaria, doveva rispondere anche alle raccomandazioni della Commissione europea, che nel 2014 ha chiesto cinque cose: completare la riforma del mercato del lavoro, “ulteriori sforzi” di riforma nel settore dell’istruzione, miglioramento della rete di tirocini e apprendistati, revisione del sistema di welfare, preparare i piani per usufruire della garanzia giovani. Se i negoziati con le istituzioni andranno in porto, Tsipras dovrà preoccuparsi non solo di rispettare le condizioni per il prestito dei creditori. Se tutto salta, la Grecia rischia di pagare un prezzo sociale piuttosto salato.