Bruxelles – La Grecia non ci sta ed è intenzionata a non accettare le modifiche chieste dai creditori alla sua lista di riforme. I negoziatori le avrebbero definite “socialmente ingiuste”, perché “spostano il carico su lavoratori e pensionati”. E così senza accordo tecnico, è stato impossibile quello politico. L’ennesimo Eurogruppo, il secondo della settimana, quello che nelle aspettative avrebbe dovuto durare tutta la notte per permettere al Consiglio europeo semplicemente di ratificarne le decisioni, è finito anzitempo.
I ministri dei Paesi con la moneta unica dopo circa un’ora di riunione se ne sono tornati a casa, o meglio in albergo, perché domani (giovedì) si ricomincia con la terza riunione, alle 13, quasi in contemporanea con il vertice dei capi di Stato e di governo. “Siamo determinati a lavorare tutta la notte se necessario”, ha affermato uscendo dalla riunione il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem. Che non ci sarebbe stato un accordo in serata lo aveva annunciato subito il finlandese Alexander Stubb. “Sarei positivamente sorpreso se avessimo un accordo stanotte, non ho visto ancora proposte, solo leaks sui giornali”, aveva dichiarato entrando.
I lavori si sono dunque spostati dal Consiglio alla Commissione dove è stato programmato un secondo vertice a 5, dopo quello del pomeriggio durato già diverse ore, tra Alexis Tsipras, il presidente Jean-Claude Juncker, il governatore della Bce, Mario Draghi, la direttrice generale del Fmi, Christine Lagarde e Dijsselbloem, per ulteriori, serrate, trattative. Per tutta la notte poi i tecnici lavoreranno a limare dove possibile, ma sulle “linee rosse” si dovranno fare dei passi indietro, da una parte o dall’altra. Ai creditori non va giù l’insistenza di Atene sulla ristrutturazione del debito, una questione a cui non tutti hanno chiuso definitivamente la porta, ma che di sicuro non potrà essere inserita in questa partita. La Grecia non accetta le ultime modifiche fatte dai creditori alla sua proposta, come quella di alzare l’età pensionabile a 67 anni in tempi più stretti, entro il 2022, e il prepensionamento a 62 solo a chi ha 40 anni di contributi. Ma Atene ritiene ingiusto anche il veto sulla tassa una tantum sui profitti più alti. Insomma il lavoro da fare è ancora molto, e il tempo sempre di meno. C’è addirittura chi ipotizza un ulteriore Eurosummit questo venerdì, ma è troppo presto per dirlo, si vive alla giornata. Anzi, alla nottata.