Bruxelles – Per l’Italia una priorità, per la Commissione europea un’incognita. Il ponte sullo stretto di Messina è qualcosa che, visto da Bruxelles, non si muove. L’ottica Ue viene offerta da Adina Valean, commissaria uscente per i Trasporti, in una dettagliata spiegazione dello stato dell’arte. In sintesi estrema è tutto fermo. “La Commissione – spiega Valean – non è ancora a conoscenza di una decisione definitiva per il ponte, pertanto le mappe del regolamento TEN-T riveduto mostrano attualmente il progetto allo stadio di ‘studio/idea'”.
Si attende l’Italia per eventualmente rivedere l’agenda delle grandi reti di trasporto (Ten-T, appunto), allo stato attuale non aggiornata. Ma soprattutto si attendono gli studi di fattibilità. La Commissione ha aperto alla possibilità di dare una mano, facendosi carico dei costi di studio fino al 50 per cento del totale ammissibile. Gli studi però non sono chiusi, e quindi, difficile pronunciarsi. “Senza conoscere l’esito degli studi preparatori non è possibile formulare ipotesi su un potenziale contributo dell’Ue alle attività di costruzione del ponte previsto”, taglia corto Valean. Che comunque aggiunge. A oggi, “solo la parte ferroviaria del ponte di Messina sarebbe ammissibile al cofinanziamento dell’Ue“.
Tanto lavoro, poca chiarezza. Serve tempo, e a recuperarlo deve pensarci il governo Meloni. Perché è da Roma che devono arrivare gli input che servono alle istituzioni comunitarie. Fermo restando che soldi europei non ve ne sono. I fondi per la Coesione non sono concepiti per l’opera rilanciata dall’attuale esecutivo tricolore. Per quanto riguarda l’utilizzo del Fondo europeo di sviluppo rurale (Fesr), “né il programma regionale Sicilia né il programma regionale Calabria prevedono investimenti in grandi infrastrutture come il ponte”, ricorda ancora la commissaria uscente. Insomma, pochi soldi e nessuna decisione vera. Il ponte sullo stretto può attendere.