Bruxelles – Un numero di morti superiori alle nuove nascite, pochi figli, troppe persone che lasciano il proprio Paese e che fino a un certo punto vengono sostituite con immigrati. Solitamente non è compito della statistica fare previsioni, eppure da Lussemburgo lanciano l’allarme: secondo le informazioni basate sulle proiezioni di base di Eurostat, “la popolazione dell’Ue crescerà, anche se lentamente, fino al 2026”, per raggiungere quota 453,3 milioni di abitanti, “dopodiché si prevede che scenderà a 419,5 milioni entro il 2100”. Il lento declino inizierà tra meno di due anni.
L’Europa e l’Italia in poche righe, in cui si concentrano gli ultimi dieci anni di un declino, quello demografico, che appare inarrestabile. La sintesi che realizza Eurostat nell’edizione 2024 dell’Europa in cifre è concentrata in un paragrafetto, quanto basta a richiamare l’attenzione su un tema che investe diverse dimensioni.
Innanzitutto, il dato complessivo. Tra il primo gennaio 2013 e il primo gennaio 2023 la popolazione dell’Ue è aumentata di 7,5 milioni (o dell’1,7 per cento), con l’immigrazione netta a risultare “il fattore trainante di questa crescita“. Il primo aspetto è quello dell’accoglienza e dell’integrazione. Senza gli stranieri gli europei sarebbero anche meno di un decennio fa. Un dato dalla forte valenza politica soprattutto per quelle forze che fanno della chiusura ai migranti un loro punto di forza.
Ancora, nell’ultimo decennio si è registrata una diminuzione naturale del numero di abitanti (più morti che nascite). E’ questo il secondo elemento del tema: un’Europa che non fa figli. A cui si aggiunge il fenomeno dei ‘cervelli in fuga’ o di quanti, per ragioni economiche, sono costretti a cercare fortuna altrove. La combinazione di questi due fattori è più forte in alcune parte. In Bulgaria, Grecia, Croazia, Lettonia, Polonia e Romania, rileva l’istituto di statistica europeo, la diminuzione naturale del numero di abitanti è stata rafforzata dall’emigrazione netta (più persone che emigrano che immigrati in arrivo).
Gli immigrati, dunque, solo parzialmente sopperiscono alla scomparsa di popolazione. Lo dimostra il caso di altri Stati membri. Nell’ultimo decennio “si è registrato anche un calo complessivo delle popolazioni di Italia, Lituania, Ungheria e Portogallo, nonostante l’immigrazione netta“, continua ancora il documento di Eurostat. Vengono citati espressamente dieci Stati membri dell’Ue su 27 in declino demografico. A loro si aggiunge la Slovacchia, unico Stato membro a ‘saldo zero’, vale a dire con popolazione invariata tra 2013 e 2023.
Occorre intervenire, e subito perché gli europei spariranno, a partire dal 2026, che è davvero dietro l’angolo. La raccolta di dati messi a disposizione dei governi è un invito a mettere mano all’agenda politica. La strategia della Commissione per un’immigrazione lavorativa mirata potrebbe non bastare. Servono più europei, che si stanno estinguendo.