Bruxelles – Nessun passo indietro, al contrario avanti tutta con i dazi sulle auto elettriche cinesi. La Commissione europea annuncia l’introduzione delle tariffe commerciali su tutto l’import cinese legato alle quattro ruote ecologiche. Che si tratti di brand della Repubblica popolare o di marchi europei che producono in Cina per vendere il prodotto finito all’interno del mercato unico, non fa differenza: a partire da domani (5 luglio), tutto ciò che arriva su territorio dell’Unione europea sarà tassato in più.
L’esecutivo comunitario ricalcola, leggermente al ribasso, i balzelli annunciati il 12 giugno scorso, ma la sostanza non cambia. Da questo momento in poi è guerra commerciale Ue-Cina. Decretato un dazio individuale del 17,4 per cento per auto Byd, un dazio individuale del 19,9 per cento nei confronti di Geely, e un dazio individuale del 37,6 per cento per Saic. Per altri produttori di auto elettrica in Cina che nel corso dell’inchiesta di Bruxelles si sono mostrate collaborative scatta un dazio medio ponderato del 20,8 per cento, mentre per i produttori non collaborativi scatta un dazio del 37,6 per cento. Tariffe che si vanno ad aggiungere ai dazi del 10 per cento già in vigore.
I dazi europei resteranno in vigore provvisoriamente per quattro mesi, fino a inizio novembre, termine ultimo per cercare una soluzione concordata tra le parti. I contatti con Pechino si sono intensificati nelle ultime settimane, ma non in modo tale da indurre la Commissione a rinunciare all’introduzione di misure di difesa commerciale considerate come non più rinviabili. I servizi dell’esecutivo comunitario hanno registrato sussidi pubblici alle imprese lungo l’intera filiera, e si è giunti alla conclusione che è grazie a questi sostegni che i prodotti ‘made in China’ hanno letteralmente invaso il mercato a dodici stelle. La quota di mercato delle quattro ruote a batteria cinesi è passata dal 3,9 per cento del 2020 al 25 per cento grazie a questi aiuti.
L’iniziativa di Bruxelles mira a portare il partner asiatico al tavolo e negoziare una soluzione in linea con le regole dell’Organizzazione mondiale per il commercio (Wto). Se entro inizio novembre non si raggiunge un’intesa, le misure di difesa commerciale da provvisorie potrebbero anche essere rese definitive, il che vuol dire imposte per un periodo di cinque anni, eventualmente estendibili, che l’esecutivo comunitario vorrebbe evitare.
“I dazi sono un mezzo per raggiungere un fine”, scandisce Eric Mamer, capo del servizio dei portavoce della Commissione europea. “Vogliamo una soluzione”, ed è per questo “vogliamo il dialogo con i cinesi”. Bruxelles in sostanza impone i dazi per costringere la Repubblica popolare a rivedere la propria politica commerciale. “Ci sono interessi industriali e occupazionali, e la nostra indagine ha dimostrato che c’è un danno agli interessi europei” dalla politica cinese dei sussidi sulle auto elettriche. “Vogliamo una concorrenza leale“, taglia corto Mamer.