Bruxelles – Una coalizione collaudata, nata dalle ceneri della Nouvelle Union Populaire écologique et Sociale che aveva sostenuto il leader di La France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon, nella campagna presidenziale del 2022. Rimessa insieme in fretta e furia per far fronte alla minaccia incombente dell’estrema destra all’esecutivo francese. A pochi giorni dal secondo turno delle elezioni legislative, il Nuovo Fronte Popolare (NFP) si riscopre vicino all’impresa.
Rispetto a una settimana fa, sembra sempre meno probabile che il Rassemblement National (RN) possa raggiungere la maggioranza assoluta all’Assemblea Nazionale, nonostante il 33 per cento del primo turno che l’ha confermato primo partito nell’Esagono. Perché la fortissima affluenza ha fatto sì che in 501 circoscrizioni si sia reso necessario il secondo turno: ad un ballottaggio, a fare la differenza non è quel francese su tre che ha votato Le Pen, ma gli altri due che non l’hanno fatto.
“Possiamo evitare una maggioranza assoluta per l’estrema destra”, ha esultato il premier liberale, Gabriel Attal, aggiungendo che il 90 per cento dei candidati del campo centrista ha abbandonato le gare a tre se si trovava in terza posizione con un candidato del RN davanti a loro. L’ondata di ritiri dal secondo turno – désistements, alla francese – di candidati del NFP e di Ensemble, la coalizione attorno al presidente Emmanuel Macron, può stravolgere la carte in tavola. Dei 311 collegi in cui il ballottaggio doveva essere triangolare, ne sono rimasti 88. In tutti gli altri, il candidato di NFP e Ensemble arrivato terzo al primo turno ha rinunciato a correre, in modo da fare fronte comune contro le destre.
Secondo i dati diffusi da Le Monde, dei 188 collegi in cui era previsto un ballottaggio triangolare con il Rassemblement National in testa al primo turno, in 151 il candidato terzo si è ritirato. Su 221 ritiri dal secondo turno, 129 provengono dal Nuovo Fronte Popolare e 81 dal polo liberale e di centro-destra di Macron. In conclusione, domenica 7 luglio si configurerà la doppia sfida RN-NFP e RN-Ensemble. La prima, in 160 collegi; la seconda, in 150.
Nella maggior parte dei 37 collegi in cui non ha funzionato l’appello al ritiro, in testa al primo turno c’era un candidato de La France Insoumise. Questo perché sull’appoggio al movimento di sinistra radicale di Mélenchon, una considerevole fetta della coalizione presidenziale ha messo infatti una linea rossa. Ma è proprio la France Insoumise la forza trainante del Nuovo Fronte Popolare francese.
Nella coalizione di sinistra figurano poi il Partito socialista, gli Ecologisti e il Partito comunista. Con l’appoggio di Place Publique e diverse altre piccole formazioni politiche della galassia progressista francese. Secondo le ultime proiezioni, il NFP può puntare a conquistare tra i 140 e i 160 seggi al parlamento di Parigi, diventando così la seconda famiglia politica all’Assemblea Nazionale. Il Rassemblement National potrebbe fermarsi tra i 230 e i 260 deputati, al di sotto dei 289 che garantiscono la maggioranza assoluta, mentre i Macronisti crollerebbero tra i 110 e i 130.
Se Marine Le Pen e Jordan Bardella hanno già dichiarato che non intendono formare un governo che non poggi su una maggioranza assoluta, stando insieme Ensemble e NFP potrebbero avere i numeri per arrivare a 289 deputati. A quel punto, i giochi di forza del governo penderebbero verso sinistra. Dalle concitate trattative che hanno portato alla formazione del NFP all’indomani delle elezioni europee, è scaturito un programma che prevede tre fasi: la rottura, la ‘biforcazione’ e la trasformazione.
Nella prima, l’immediato il congelamento dei prezzi dei beni di prima necessità e dell’energia e l’aumento del salario minimo. Ma soprattutto, l’abolizione della contestatissima riforma che ha portato l’età pensionabile a 64 anni, riducendola a 60. Nella seconda, l’aumento delle imposte sul reddito, sulla proprietà e sull’eredità, una tassazione progressiva della ricchezza e una tassazione efficace delle imprese multinazionali. Solo per citare alcune delle proposte che rendono complicatissimo immaginare una maggioranza con Macron.
Anche all’interno del Nuovo Fronte Popolare, non è scontato che la convivenza prosegua pacificamente una volta allontanato il nemico comune. Tra i leader dei due maggiori partiti della coalizione, Mélenchon e il socialista Raphaël Glucksmann, non corre buon sangue. E il Partito Comunista, il cui segretario Fabien Roussel è stato sconfitto al primo turno da un candidato del Rassemblement National, annaspa. A emergere come figura garante della tenuta del blocco progressista potrebbe essere la 37enne leader degli Écolo francesi, Marine Tondelier. Che ha attaccato duramente il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, che aveva rifiutato di appoggiare La France Insoumise al secondo turno: “Un vigliacco, un privilegiato non all’altezza della storia”, l’ha definito Tondelier.