Bruxelles – “In Europa abbiamo recentemente abbattuto dei muri, non abbiamo bisogno di costruirne degli altri”. La Commissione europea si appella alla memoria storica per tentare di scoraggiare il governo ungherese dall’annunciato progetto di costruzione di un muro alto quattro metri e lungo 175 chilometri per respingere i migranti al confine con la Serbia. E, a parte gli appelli, c’è davvero poco altro che Bruxelles possa fare. “Non ci sono passi ulteriori” , ammette la portavoce dell’esecutivo comunitario Natasha Bertaud: “Il regolamento di Schengen – ricorda – non specifica se gli Stati membri possano o meno costruire muri” alle proprie frontiere. Tanto è vero che di muri già ne esistono, come quello costruito dalla Bulgaria nel 2014 per fermare i migranti in arrivo dal confine con la Turchia. Dunque “sta agli Stati membri decidere come gestire i propri confini”, mentre la Commissione può solo limitarsi a dire “in linea di principio” quello che pensa.
E quello che pensa, nello specifico, è che “l’Ue non incoraggia gli Stati membri a costruire muri ma a usare misure alternative per la sorveglianza dei confini”. Misure basate su “analisi dei rischi, cooperazione e scambio di informazioni”. L’unico paletto formale che può essere fissato da Bruxelles è che “ogni misura di sorveglianza dei confini messa in atto da uno Stato membro deve essere pienamente in linea con gli obblighi internazionali, inclusi il rispetto dei diritti umani dei migranti e il rispetto del principio di non respingimento in caso di persone bisognose di protezione internazionale”.