I nomi sono usciti: Ursula von der Leyen, Kaja Kallas, Antonio Costa e Roberta Metsola. Per almeno due anni e mezzo questi saranno i vertici dell’Unione europea. Poi forse Costa, forse Metsola, forse tutti e due, potrebbero cambiare, ma una squadra di partenza c’è, che anche tra cinque anni non dovrebbe arrivare a essere troppo diversa.
Due popolari, una liberale e un socialista. Questa è la maggioranza dalla quale si parte, nel Consiglio e nel Parlamento. Poi, lungo la strada, succederanno molte cose, si creeranno accordi provvisori, ci si lascerà e ci si ritroverà, ma il nucleo centrale, la base alla quale aggrapparsi c’è. Vedremo in Parlamento quanto è solida, perché, a essere onesti, von der Leyen per essere confermata in carica dovrà superare un ostacolo non semplicissimo. Ma ammettiamo, oggi, che ce la farà.
La domanda, che si fa anche un autorevole analista come Stefan Lehne, è però impellente e legittima: saranno un gruppo solidale, che, pur nelle diverse visioni politiche, riuscirà a trarre forza dall’essere unito, coeso, dando dunque forza a tutta l’Unione perché ognuno sosterrà l’altro?
Questi quattro leader si conoscono, piuttosto bene, da anni. Hanno partecipato a molti Consigli Europei insieme, anche se non sempre contemporaneamente, due di loro sono o sono stati capi di governo, una no (von der Leyen) ma oramai fa di fatto parte del club. Anche Metsola ha avuto modo di lavorare con tutti.
Von der Leyen, Charles Michel e Josep Borrell non si conoscevano, non avevano mai lavorato insieme. Si erano probabilmente incrociati, in fondo il giro dei politici europei non è enorme. Erano però sostanzialmente degli estranei cinque anni fa.
Nella legislatura che sta volgendo al termine i due vertici più alti dell’Unione hanno avuto una luna di miele molto breve. Tra von der Leyen e Michel gli sgambetti, soprattutto da parte del belga, sono stati molti, tanto che ora a malapena si guardano in faccia. Anzi, non è un mistero per nessuno che Michel, pur non potendo essere confermato per un nuovo mandato, ha tentato con un certo impegno, di impedire la conferma di von der Leyen. Una gara a chi conta di più durata cinque anni, e che il belga ha perso.
Anche tra la presidente e il suo vice, alto rappresentante per la Politica estera, non è mai corso molto buon sangue. Famiglie politiche lontane e visione del mondo, basti pensare a quella sulla questione israelo-palestinese, alle volte proprio divergente.
Tra von der Leyen e Metsola, stessa famiglia politica, qualche tensione c’è stata, ma tutto sommato il rapporto sembra aver funzionato, anche perché lavorano su piani davvero diversi.
Ora c’è questo nuovo terzetto più una e i presupposti per lavorare meglio sembrano poterci essere. Forse non su tutto, ma almeno non sono alle viste competizioni personali di rilievo. Sarebbe bello vederli lavorare affiatati, per il bene di tutta l’Unione.