Bruxelles – L’accusa è quella di tracciare le attività degli utenti su internet, anche dei non iscritti. Per questo la Commissione per la protezione della vita privata del Belgio (Cpvp) ha deciso di portare in tribunale Facebook, il popolare social network fondato da Mark Zuckerberg. Sono diversi mesi che l’autorità belga ha messo sotto la lente d’ingrandimento il comportamento di Facebook per quanto riguarda la tutela della privacy dei cittadini. Il 30 gennaio 2015 il social network ha introdotto alcune modifiche alla propria politica di protezione dei dati e pochi giorni dopo la Cpvp ha chiesto a un gruppo di esperti e ricercatori universitari di analizzare tali cambiamenti. I risultati della ricerca sono stati “sconcertanti”, secondo quanto riportato dal Cpvp, perché hanno dimostrato che “Facebook si fa beffa dei legislatori europei e belgi in materia di vita privata, e questo a diversi livelli”.
La parte del report che ha spinto la Cpvp a muoversi per vie legali è il capitolo dedicato all’attività di “tracking” portata avanti da Facebook grazie ai cosiddetti “social plug-in”. Il più popolare di questi è il classico box presente ormai su ogni pagina web, che consente di esprimere il proprio “mi piace” sul contenuto della stessa. I ricercatori hanno calcolato che questo tasto è presente nel 32% dei 10 mila siti più popolari al mondo. Attraverso questo apparentemente insignificante bottone, Facebook riesce a tracciare l’attività di tutti gli utenti che ne usufruiscono, a prescindere dal fatto che siano iscritti al social network o meno. Sulla base di quanto scoperto e dopo aver incontrato i vertici di Facebook il 29 aprile, il 13 maggio la Commissione ha pubblicato 30 pagine di raccomandazioni con le quali ha chiesto al social network di adattarsi al rispetto del diritto belga ed europeo.
Non soltanto il Belgio si sta occupando delle politiche di tutela della privacy di Facebook. Le autorità di Francia, Germania, Paesi Bassi e di Amburgo hanno costituito un gruppo di lavoro che sta portando avanti azioni congiunte dal gennaio scorso. Ora però, la Commissione belga per la protezione della vita privata ha deciso di passare alle maniere forti e portare il social network in tribunale. “Facebook si è mostrato particolarmente avaro di risposte precise” fa sapere la Cpvp in una nota, “e non ha ammesso di essere sottomesso ai legislatori belgi, olandesi e tedeschi in materia di vita privata. Facebook accetta unicamente il controllo della Commissione per la vita privata irlandese e l’applicazione del diritto irlandese”, perché proprio l’Irlanda è il Paese dove ha sede il quartier generale europeo della multinazionale. “Anche se crediamo che non ci siano basi solide per questa causa, siamo ben felici di lavorare con loro (la Cpvp, ndr) per confrontarci sulle loro preoccupazioni” ha fatto sapere un portavoce di Facebook. La prima udienza del processo è prevista per giovedì 18 giugno. Si tratterà di un’udienza introduttiva nella quale non si entrerà ancora nel merito delle accuse, ma la Cpvp è determinata ad andare avanti e costringere il social network a rispettare il diritto belga.