Bruxelles – Mentre l’attenzione dei leader Ue è tutta sulle nomine delle alte cariche delle istituzioni dell’Unione al vertice informale in corso oggi (17 giugno), un piccolo antipasto arriva dalla Slovacchia. “In occasione della riunione informale dei leader dell’Ue, informerò i nostri partner europei che il candidato della Slovacchia per il nostro prossimo commissario europeo è l’attuale vicepresidente esecutivo della Commissione Ue, Maroš Šefčovič“, è quanto annunciato dal presidente slovacco, Peter Pellegrini, facendo ingresso a Palazzo Europa. Šefčovič diventa così il secondo membro dell’attuale gabinetto von der Leyen a vedersi riconfermare dal proprio governo in vista della formazione della prossima Commissione Europea.
“La nomina si basa sul suo eccellente curriculum professionale a lungo termine e sulla sua preziosa esperienza”, ha continuato Pellegrini – che ha sostituito in questo vertice dei capi di Stato e di governo dei 27 Paesi Ue il premier della Slovacchia, Robert Fico, in fase di convalescenza dopo l’attentato subito a maggio – e ribadendo che “è anche un’espressione di continuità e di apprezzamento per la sua solida posizione all’interno della Commissione”. In caso di riconferma, Šefčovič arriverebbe così al quarto mandato consecutivo: dopo aver ricoperto il ruolo di commissario ad interim per l’Istruzione, la cultura, il multilinguismo e la gioventù (tra il 2009 e il 2010), il politico slovacco è stato nominato vicepresidente per le Relazioni interistituzionali e le prospettive strategiche nella Commissione Barroso II (2010-2014), poi commissario per l’Unione energetica nella Commissione Juncker (2014-2019) e di nuovo vicepresidente per le Relazioni interistituzionali e le prospettive strategiche nella Commissione von der Leyen (2019-2024), assumendo anche la carica di vicepresidente esecutivo per il Green Deal Europeo dopo l’addio del collega olandese, Frans Timmermans, nel 2023.
Erano stati proprio gli attuali membri socialdemocratici della coalizione di governo rosso-bruna in Slovacchia i responsabili della prima nomina e delle successive due conferme di Šefčovič al Berlaymont: sia nel 2009 sia nel 2014 era in carica l’attuale premier Fico, mentre l’ultima volta nel 2019 il capo del governo a Bratislava era l’attuale presidente Pellegrini, che anche nel 2024 – in altra veste – si è preso la responsabilità dell’annuncio. Šefčovič dal 1999 è membro del partito Smer-Ssd di Fico e a Bruxelles da settimane è sembrata quasi scontata la scelta della Slovacchia per il proprio candidato nella futura squadra di commissari europei. Ad aprire il valzer dei candidati è stata la scorsa settimana la premier lettone, Evika Siliņa, che ha reso nota la conferma dell’attuale vicepresidente esecutivo della Commissione Ue per l’Economia, Valdis Dombrovskis, per altri cinque anni al Berlaymont nel Collegio dei commissario europei. In attesa delle decisioni dei 27 leader Ue sulle nomine, l’attuale presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, è in pole position per succedere a se stessa, con la Germania che la sosterrebbe dopo l’esito delle elezioni europee e considerati i nuovi equilibri tra i partiti che formeranno la nuova maggioranza al Parlamento Ue.
Secondo quanto previsto dai Trattati Ue, i commissari europei – uno per ciascun Paese membro – sono designati in accordo tra la presidenza della Commissione Ue e dagli Stati membri, che li suggeriscono sulla base di “competenza generale”, “impegno europeo” e “garanzie di indipendenza”. L’elenco dei commissari europei viene adottato dal Consiglio dell’Unione Europea e ciascuno deve superare anche il voto al Parlamento Europeo. È chiaro, dunque, che non va considerata solo la composizione politica del governo che nomina il suo candidato, ma anche quella della maggioranza che regge la Commissione al Parlamento Europeo. In altre parole, un governo sbilanciato a destra non potrà non tenere in considerazione il fatto che dovrà incassare l’approvazione anche del centrosinistra: è il caso, per esempio, del governo italiano di Giorgia Meloni, che dovrà cercare un nome digeribile anche per il Partito Democratico, che nella nuova legislatura costituisce la delegazione più numerosa all’interno del gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D).
Slovacchia, Lettonia e la corsa alla futura Commissione Ue
Dei 27 membri del Collegio dei commissari europei attualmente in carica, sono pochi con la prospettiva di rimanere al Berlaymont per altri cinque anni. Oltre a von der Leyen in corsa per la conferma alla presidenza, il lettone Dombrovskis ricandidato da Riga e lo slovacco Šefčovič ricandidato da Bratislava, ha ottime possibilità anche l’ungherese Olivér Várhelyi (commissario per l’Allargamento e la politica di vicinato), mentre possono ancora giocarsi le proprie carte la ceca Věra Jourová (vicepresidente per i Valori e la trasparenza), la bulgara Iliana Ivanova (commissaria per l’Innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e la gioventù) e la cipriota Stella Kyriakides (commissaria per la Salute e la sicurezza alimentare). I rispettivi Paesi non hanno conosciuto stravolgimenti negli ultimi cinque anni – in Bulgaria la situazione politica è talmente incerta da anni che la presenza al governo del centro-destra di Gerb potrebbe essere sufficiente per confermare la nomina della commissaria arrivata solo un anno fa – e, in assenza di altri calcoli politici, non si può escludere una permanenza a Bruxelles.
Discorso diverso per chi ha visto un passaggio di testimone tra forze politiche nazionali alla guida del proprio Paese, che taglia alla radice la possibilità di una conferma nella squadra dei commissari europei. È il caso della danese Margrethe Vestager (vicepresidente per il Digitale e commissaria per la Concorrenza), della finlandese Jutta Urpilainen (commissaria per i Partenariati internazionali), del lussemburghese Nicolas Schmit (commissario per il Lavoro e i diritti sociali, oltre che Spitzenkandidat dei socialisti europei alle europee), dell’olandese Wopke Hoekstra (commissario per l’Azione per il clima), del polacco Janusz Wojciechowski (commissario per l’Agricoltura), della portoghese Elisa Ferreira (commissaria per la Coesione e le riforme), della svedese Ylva Johansson (commissaria per gli Affari interni) e dell’italiano Paolo Gentiloni (commissario per l’Economia).
Ci sono poi i tre commissari europei che dovrebbero assumere la carica di eurodeputati dopo l’esito positivo delle elezioni europee, a meno di un’indicazione contraria da parte dei rispettivi governi prima della seduta inaugurale del Parlamento Ue il 16 luglio: la croata Dubravka Šuica (vicepresidente per la Democrazia e la demografia), il lituano Virginijus Sinkevičius (commissario per l’Ambiente, gli oceani e la pesca) e la romena Adina Vălean (commissaria per i Trasporti). Il belga Didier Reynders (commissario per la Giustizia) è invece in corsa per la carica di segretario generale del Consiglio d’Europa e imporrà al governo uscente dopo le elezioni federali del 9 giugno di trovare un nuovo candidato. Il nome francese rimane appeso all’esito delle elezioni anticipate del 30 giugno (Thierry Breton era in pole position, ma non se il governo passerà all’estrema destra di Rassemblement National), mentre in Italia il governo Meloni avrebbe sul tavolo diverse opzioni, tra cui la più credibile potrebbe essere quella dell’attuale ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto.