Bruxelles – “È chiaro che è necessario un accordo rivisto e a lungo termine con le istituzioni creditrici: altrimenti il fallimento è inevitabile”. A sostenerlo sono 26 autorevoli economisti e accademici di tutto il mondo, guidati dal premio Nobel Joseph Stiglitz e dal professore della Paris School of Economics Thomas Piketty, che, in una lettera indirizzata al Financial Times, hanno messo nero su bianco le proprie preoccupazioni sui negoziati Grecia-Ue.
E’ la seconda volta che il gruppo, del quale fa parte anche l’ex primo ministro Massimo D’Alema, scrive all’autorevole quotidiano finanziario inglese per criticare la linea del rigore professata dalle istituzioni europee. “L’austerità riduce drasticamente le entrate dovute a una riforma della tassazione e riduce lo spazio per un cambiamento che possa rendere la pubblica amministrazione responsabile e socialmente efficiente” scrivono gli studiosi. Per evitare il fallimento dei negoziati che sono ormai arrivati a una fase cruciale, “sono necessarie concessioni da entrambe le parti” – continua la lettera – ma “è sbagliato chiedere alla Grecia d’impegnarsi su un vecchio programma che ha palesemente fallito, che è stato rigettato dagli elettori greci e che un gran numero di economisti (fra cui noi) crede sia sbagliato fin dall’inizio”. Se invece si dovesse continuare a insistere sulla linea dell’austerità, la Grecia non sarà in grado di evitare il default, mettendo in pericolo “le economie dell’Europa e del mondo, ma anche lo stesso progetto europeo che l’eurozona avrebbe il compito di rafforzare”. Inoltre, a rischio verrebbero messe le basi democratiche di uno Stato come la Grecia, che attraverso libere elezioni ha deciso di affidare il proprio Governo al partito di Alexis Tsipras. “Come lo è stato il Piano Marshall”, è l’appello finale degli economisti alle istituzioni creditrici, lasciate che il piano per il salvataggio di Atene sia un piano “di speranza e non di disperazione”.