Bruxelles – Il gruppo dei conservatori Europei (Ecr) si rinnova e si allarga. Ai 73 europarlamentari premiati alle urne in occasione delle elezioni europee dello scorso fine settimane, se ne aggiungono altri quattro, ‘pescati’ nel gruppo dei nuovi partiti che per la prima volta portano un rappresentante a Bruxelles. Sale così a 77 il numero di seggi per il gruppo in cui siede Fratelli d’Italia, il partito della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni,
Tra i nuovi arrivati il croato Stjepo Bartulica, di Movimento Patriottico (Dp), formazione che guardava anche al gruppo dei sovranisti di ID per eventuali alleanze. Un seggio strappato dunque alla concorrenza di destra. Ai conservatori europei si unisce anche il cipriota Geadi Geadis, del Fronte popolare nazionale, partito, dichiaratamente no-vax e accusato di simpatie neo-fasciste. Per Geadis un accasamento naturale visto i legami pre-esistenti con il gruppo Ecr e in particolare FdI. Nuovo ingresso anche per il lettone di Lista Unita (As), Reinis Poznaks. Infine accolto il lussemburghese Fernand Kartheiser , del partito riformista di alternativa democratica (Adr). E’ la prima volta che il granducato è rappresentato all’interno dell’Ecr.
“La nostra crescita costante dimostra che il nostro progetto politico, che sostiene una via di mezzo che cerca di bilanciare meglio le competenze tra Bruxelles e le capitali nazionali, è credibile e attraente”, commenta Nicola Procaccini, attuale co-presidente del gruppo, la cui contentezza potrebbe non esaurirsi qui. I conservatori fanno sapere che questa non è che una prima riorganizzazione, e ulteriori nuovi ingressi potrebbero avvenire successivamente.
L’Ecr lo dice chiaramente: “Si prevede che altre delegazioni si uniranno alle prossime tornate di ammissione”. Tuttavia occorrerà attendere. La composizione definitiva del gruppo sarà decisa il 26 giugno, quando verrà eletto il suo Ufficio di presidenza, con l’Italia, prima delegazione, in lizza per il capogruppo.
Non si parla, per il momento, di un ingresso di Fidesz, il partito del primo ministro ungherese, Viktor Orban. Il tema non è stato oggetto della riunione di oggi (12 giugno), ma non sembra essere in calendario neppure per le prossime sedute.