Roma – Alla vigilia della visita in Italia del presidente russo Vladimir Putin, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni parla delle sanzioni europee contro Mosca. “Deve essere chiara la fermezza dell’Ue – sostiene – ma altrettanto chiaro deve essere che l’Ucraina non entrerà nella Nato”. La prima parte del messaggio è rivolta ai partner dell’Unione, ai quali il titolare della Farnesina ricorda che “noi non rompiamo il fronte delle sanzioni” contro il Cremlino, che “applichiamo con maggiore rigore rispetto ad altri Paesi”. Ma la seconda parte vuole tranquillizzare Putin sul fatto che “l’Italia guarda avanti”. Perché “il punto non sono le sanzioni”, sostiene il ministro, ma il “quadro di relazioni che va ricostruito” con “il vicino più importante a Est” dell’Unione.
Ospite di un convegno sul futuro dell’Ue, organizzato dalla fondazione Craxi, Gentiloni ha affrontato anche il problema dell’immigrazione, che “non va risolto – dice – perché a risolverlo ci penseranno le dinamiche demografiche dei prossimi anni, ma va gestito”. Da questo punto di vista, “l’Agenda sulle migrazioni presentata dalla Commissione non è un aiutino all’Italia”, secondo il capo della diplomazia del nostro Paese, ma “aiuta l’Europa. È una medicina straordinaria per la malattia che oggi attraversa l’Ue: l’assenza di una leadership politica”.
Lo sguardo sulla strada che l’Unione ha davanti non poteva non cadere sul tema del referendum con cui, nel 2017, il Regno unito si pronuncerà sul’eventualità di abbandonare il ‘club’. “Gli inglesi possono discutere di Brexit – afferma il ministro – ma sanno che questa ipotesi, che non voglio neppure prendere in considerazione, danneggerebbe prima di tutto la Gran Bretagna”. Riferendo degli incontri avuti di recente con esponenti della City londinese, Gentiloni avverte che “sono terrorizzati dall’idea che si debba andare fino in fondo” sul referendum.
L’ex presidente del Consiglio nonché della Commissione europea, Romano Prodi, afferma che il premier David Cameron “ha bisogno di successi” nella rinegoziazione della partecipazione britannica dall’Unione. Deve poter “presentare un sacco pieno” ai suoi elettori perché “non vuole l’uscita dall’Ue, che sarebbe un salto nel buio”. Nel frattempo, in assenza di quella leadership politica cui faceva riferimento Gentiloni, secondo il Professore “andremo dondolando in attesa del referendum” nel Regno unito.
L’assenza di un’unione politica si manifesta anche nella gestione dell’economia e Prodi ha ricordato di aver detto, da presidente dell’esecutivo comunitario, che “il Patto di stabilità è stupido perché è basato solo su parametri”. Oggi, prosegue, “stiamo governando con la stupidità”, perché se di fronte alla crisi economica, tanto negli Stati uniti quanto in Cina, i governi sono intervenuti con investimenti pubblici, invece “l’Europa che è la patria di Keynes – sottolinea – ha detto no: c’è il 3%” del raporto tra deficit e Pil da rispettare.
Anche l’ex numero uno di Berlaymont ha toccato la questione dei flussi migratori. “Ormai il problema dell’immigrazione è diventato il principale problema di politica interna di tutti i Paesi europei”, dove “si pensa che l’oltranzismo premi elettoralmente”. Secondo Prodi, il “vertice europeo di fine giugno sarà difficilissimo per questo”.