Bruxelles – Un cittadino europeo su cinque è sulla soglia della povertà. Si parla di 94,6 milioni di persone, che dispongono di un reddito insufficiente per condurre una vita dignitosa e che soffrono di gravi privazioni materiali e sociali. A voler guardare il bicchiere mezzo pieno, sono 700 mila in meno rispetto al 2022.
I dati pubblicati da Eurostat, relativi al 2023, rivelano forti variazioni tra gli Stati membri. Se Finlandia, Slovenia e Repubblica Ceca presentano quote inferiori al 16 per cento, più del 30 per cento dei cittadini di Romania e Bulgaria fanno i conti con il rischio povertà. Sopra la media dell’Ue, che si attesta al 21,4 per cento, anche Spagna, Grecia, Lettonia, Lituania, Estonia e Italia. Sono 13,4 milioni gli italiani che vivono in condizioni di povertà o esclusione sociale, il 22,8 per cento della popolazione.
Alcune categorie sono più esposte di altre: il rischio risulta maggiore per le donne, per i giovani adulti di età compresa tra i 18 e i 24 anni, per le persone con un basso livello di istruzione e, in particolare, per i disoccupati. Emerge inoltre che oltre un quinto della popolazione dell’Ue che vive in famiglie con figli a carico è a rischio di povertà o esclusione sociale, dato che si abbassa leggermente per quanto riguarda le famiglie senza figli a carico.
La condizione lavorativa è di gran lunga la variabile che influisce di più sul rischio di povertà o esclusione sociale, che colpisce il 66,3 per cento dei disoccupati. Ma è preoccupante anche il dato sui pensionati (18,7 per cento) e sugli occupati (11,3 per cento) che si barcamenano sulla soglia di povertà nonostante percepiscano reddito. Di recente, l’analisi sulla convergenza sociale della Commissione europea ha puntato i riflettori su un problema soprattutto italiano: nel 2022, il tasso di rischio di povertà per i lavoratori italiani è stato “tra i più alti dell’Ue”, l’11,5 per cento contro una media europea dell’8,5. A causa di “stagnazione salariale, bassa intensità di lavoro, insieme a un’elevata percentuale di famiglie monoreddito”
Persiste inoltre, in tutta l’Ue, un divario di genere: il rischio è più alto per le donne che per gli uomini, 22,4 per cento contro 20,3. Rischio che riguarda addirittura un quarto dei neo-maggiorenni, di età compresa tra i 18 e 24 anni.