Bruxelles – L’Europa non dovrebbe perdere l’opportunità di firmare un trattato transatlantico ambizioso con gli Stati Uniti. In un periodo come quello attuale, in cui la crescita economica ancora latita e il continente ha bisogno di trovare nuovi stimoli per un cambiamento strutturale della propria economia, il Ttip potrebbe rappresentare la perfetta via d’uscita verso un periodo di rinnovato sviluppo. A sostenere questa tesi sono Alessandro Giovannini e Umberto Marengo, ricercatori dell’Istituto affari internazionali (Iai) di Roma e autori della ricerca “Boosting Ttip negotiazions: a value chain approach” (Incoraggiando i negoziati sul Ttip: un approccio seguendo la catena di valore). Secondo i due studiosi, convinti sostenitori del controverso Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti, la chiave per comprendere l’utilità del trattato sta nel valutare i suoi benefici su due piani distinti: corto e lungo termine. Nell’immediato, i settori dell’economia che sono già molto interconnessi trarranno un enorme vantaggio dall’abolizione delle barriere commerciali fra l’Europa e gli Stati Uniti. Nel lungo termine, invece, il partenariato potrebbe aiutare l’Unione a comprendere in quali settori riallocare le proprie risorse economiche per aumentare il potenziale di crescita dell’intero continente.
Secondo Giovannini e Marengo, gli studi sulla catena di valore hanno mostrato che i settori in cui l’Unione europea è competitiva rispetto agli Usa sono gli stessi in cui la stessa Ue è competitiva a livello mondiale. Si tratta in prima istanza di servizi finanziari, trasporti, prodotti chimici, commercio all’ingrosso e intermediazione finanziaria, ma anche di metallurgia, attrezzature elettriche ed ottiche. Il Ttip, quindi, darebbe all’Europa “l’opportunità di stabilire gli standard globali nei settori con il più alto potenziale per un’esportazione e una crescita a lungo termine”. Ue e Usa assumerebbero così il ruolo di guide del commercio mondiale, compito che l’Organizzazione mondiale del commercio starebbe svolgendo in maniera fallimentare. La volontà dell’Unione dovrebbe essere quella di raggiungere un “obiettivo ambizioso” attraverso i negoziati in quei settori in cui è già molto competitiva. Molto minori, invece, sarebbero i benefici derivanti da una liberalizzazione di settori come l’agricoltura in cui l’Unione non è già leader a livello mondiale.
Nel comunicato finale del G7 appena concluso in Germania, i capi di stato delle nazioni europee più ricche, i rappresentanti delle istituzioni Ue e il presidente degli Stati Uniti hanno riaffermato la volontà di voler concludere entro l’anno i negoziati sul partenariato. Negoziati che, secondo i ricercatori dell’Iai, dovrebbero ora concentrarsi principalmente “sulla riduzione dei costi e sul miglioramento della logistica di tutta la catena di produzione delle firme che hanno una linea di produzione dall’altro lato dell’Atlantico”. Questo approccio permetterà di fornire un modello pioneristico alle piccole e medie imprese, che, affermano gli studiosi dell’Iai, avranno quindi la possibilità di “trasformare i loro sistemi di produzione e muoversi verso un’integrazione più profonda nella catena di valore mondiale”.